Una definizione.
Nel 2016 è stata coniata una nuova parola: Post-Verità. Il suo significato rimanda all’emozione e alla risonanza che suscita un’informazione, indipendentemente dall’autorevolezza delle sue fonti. Quindi nella cultura caratterizzata da questo fenomeno, si tenderà a badare meno ai fatti oggettivi e ad essere meno scrupolosi, perché alla fine sarà la soggezione a legittimare i dati. Alcuni hanno definito tutto ciò come l’ecosistema della disinformazione e della misinformazione.
Alcuni esempi.
I social network ne hanno acutizzato il problema. Per darvi un’esempio pratico, il 4 Dicembre 2016, in piena campagna elettorale americana, Edgar Maddison Welch scopre su Facebook che, in un certo ristorante di Washington, i democratici organizzano incontri con pedofili e satanisti. Così guida dal North Carolina per 500 km fino a trovare il presunto locale e spara con il fucile. Una volta arrestato, gli chiedono spiegazioni; lui risponde che voleva vendicarsi perché, tramite Facebook aveva scoperto quelle cose. Ma troppo tardi capì di aver creduto a delle bufale. Non si era preoccupato dell’autorevolezza delle fonti, finendo così per rifiutare la verità. Questo fatto è documentato in una cornice più ampia del caso mediatico chiamato “la teoria della cospirazione del Pizzagate”.
Ma anche senza voler andare troppo lontani, basti vedere come anche durante la crisi Covid-19, nel nostro paese, si è assistito all’ascolto di tutto e il contrario di tutto. Chi aveva ragione quando si sentiva dire che il virus era clinicamente morto e chi diceva che bisognava mantenere ancora stringenti le misure emergenziali? Chi aveva ragione tra chi voleva mantenere il paese in lockdown e chi voleva riaprirlo a tutti i costi? Chi aveva ragione tra chi diceva che la mascherina era un’imposizione inutile e chi diceva che era necessaria? Chi aveva ragione tra chi diceva che il paese era un modello mondiale nella gestione della crisi sanitaria e chi ne evidenziava le fragilità? Siamo stati bombardati da informazioni di ogni tipo che, invece di aver dato chiarezza, hanno finito per creare più confusione!
Questi sono solo un paio di esempi, giusto per vedere quanto sia facile, ancora oggi, perdere di vista i punti di riferimento, quelli autorevoli, quelli solidi come una pietra angolare che sostiene un edificio. Mettere un punto fermo su una verità, che si dice assoluta, è un compito difficile. Infatti, se oggi affermassi che la terra è piatta e non tonda, sarei sicuro di trovare centinaia di migliaia di persone, che vi saprebbero spiegare per filo e per segno questo assunto, con tanto di presunte prove. Se dicessi che la questione no-vax è un movimento legittimo, saprei di appartenere a un gruppo, che in in giro per il mondo conta numerosissimi medici e scienziati. Questioni che fino a qualche anno fa venivano date per scontate, assunte per verità assolute e indiscutibili (come appunto la terra tonda e l’importanza dei vaccini), ora hanno perso la loro autorevolezza.
Il pericolo.
Perciò non è strano assistere al fatto che le persone preferiscono evitare di prendere posizione nei confronti di una certa informazione…qualunque essa sia. Meglio stare in una comfort zone dove si ascolta tutto lasciando però sempre aperta la porta al beneficio del dubbio, alla smentita. Ma dove ci porta questo modo di fare? Ci porta all’immobilismo. Piuttosto che andare avanti con convinzione, si resta fermi. In questo modo nessuno potrà svergognarci. Nessuno potrà dirci che abbiamo sbagliato tutto.
A conferma di questo pensiamo alle testimonianze dei pentiti delle stragi (rosse e nere) durante gli anni di piombo in Italia. Dal secondo dopoguerra in avanti, in Italia ci fu un vero e proprio scontro ideologico tra la parte destra e sinistra della visione del mondo. E questo scontro sfociò in stragi e attentati che infiammarono l’Italia per diversi decenni. Chi commise quegli orrori, era evidentemente convinto che quello che stava facendo era giusto. Che la situazione in Italia non sarebbe cambiata se non avesse messo a segno quell’attentato. Sposare quella causa politica significava instradarsi verso la strada giusta, verso una nuova vita e un nuovo mondo. Ma a sentire le loro testimonianze si capisce quanto sia grande il loro rammarico per aver buttato un’intera esistenza dietro un’ideologia presunta vera, ma alla fine profondamente sbagliata.
Perciò, seppure sia lecito evitare di prendere posizioni forti, non sposare a priori certe ideologie ed essere aperti all’ascolto di tutti senza però esporsi in una convinzione granitica, c’è però un pericolo. Quello di relativizzare tutto. Si accoglie tutto così come si rifiuta tutto. Tutto è relativo. Niente ha vera importanza, perché ogni cosa è vista in maniera disincantata e senza alcuno scopo. Questa cultura è più vicina a noi più di quanto non pensiamo, perché quanto sia influenzabile il nostro tempo, al pari dei secoli scorsi. Anche se abbiamo accesso ad ogni tipo di conoscenza, la nostra generazione rimane esposta alla vulnerabilità psicologica. Alla continua fatica di dover distinguere il reale con il virtuale, il vero dalla bufala e dimentica, finendo così a rifiutare e/o perdere di vista le evidenze più ovvie proprio come è successo al nostro Edgar Welch.
La soluzione.
E’ dunque importante riflettere su quale verità forte stia governando la nostra vita. Perché significa capire verso quale direzione stiamo andando e qual è lo scopo del nostro esistere. La Bibbia viene in aiuto alla fragilità della cultura contemporanea. E lo fa attraverso un’esposizione molto ampia di affermazioni assolutiste che, però, non sono lì per confondere di più le idee, ma sono lì per mettere un punto fermo. Anzi un punto di svolta.
Per un mondo post-moderno ostaggio della post-verità, non c’è nulla di meglio che ritornare all’ascolto delle verità assolute riguardo a Cristo. Strano a dirsi…tutto ciò che ho criticato prima, sembra perdere senso davanti a quest’ultima affermazione. In realtà, come spero di dimostrare, il fatto che la fede cristiana si basi proprio sulle parole che Gesù ha evidenziato come indiscutibilmente vere e che le cose esistono nella forma e nella sostanza di come lui le intenda, è tutto ciò che occorre per riempire il vuoto della nostra esistenza travagliata. A conferma di questo, osserva attentamente le parole di uno degli assoluti più famosi di Gesù in Giovanni 14:
1 «Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! 2 Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? 3 Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; 4 e del luogo dove io vado, sapete anche la via». 5 Tommaso gli disse: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?» 6 Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Queste parole Gesù le ha dette poche ore prima di morire.
Gesù si trovava in una stanza assieme ai suoi discepoli durante i giorni della Pasqua e, prima di consegnarsi per essere torturato e ucciso, rivolge le sue ultime parole ai suoi discepoli con lo scopo di alleviare il loro turbamento. Vedi come il v.1 dice proprio questo? Il vostro cuore non sia turbato. Perché lo dice? Perché conosceva il loro cuore e sapeva che quello che aveva detto prima (vedi capitolo 13) era stato piuttosto forte da digerire. Infatti aveva spiegato che alcuni di loro lo avrebbero tradito e che sarebbe stato con loro ancora per poco. Quelle parole avevano reso particolarmente teso il clima in quella stanza. Sapeva del peso delle sue affermazioni, ma il suo intento era proprio quello che abbiamo letto: non siate turbati. Cioè non lasciatevi prendere dall’inquietudine o dallo smarrimento. Quello che vi ho detto ha lo scopo di darvi serenità e pace. Mi tradirete e sarò portato via da voi, ma il vostro cuore non sia turbato.
E quali ragioni fornisce per confermare la sua intenzione di togliere via il loro turbamento? v.2-3:
2 Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? 3 Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi.
Parla dell’intenzione di preparare un luogo. Spiega che nella casa del padre Suo ci sono molte dimore e che Lui sarebbe andato la per preparare loro un luogo affinché proprio loro (che lo avrebbero lasciato solo) siano accolti e vivano nello stesso luogo dove lui sarà. dIo sarò tradito da voi, mi consegnerò nelle mani di chi mi crocifiggerà, sarò tolto dalla vostra presenza, ma il vostro cuore non sia turbato. Anzi abbiate fede in Dio e anche in me e del progetto che porterò a compimento: ovvero quello di prepararvi un luogo dove potremo vivere insieme! Lì non saremo mai più separati! Abbiate fede nel fatto che, anche se la vostra fede raggiungerà livelli morali bassissimi e anche se io sarò sottoposto a una sofferenza inaudita a causa vostra, non è necessario che siate agitati e scossi! Anzi, abbiate fede! Perché tornerò e vi accoglierò presso di me. Tutto questo lo sto facendo perché abbiate conforto!
E qui la domanda di Tommaso parrebbe ovvia. v.5:
Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?
Cioè il luogo di cui parli, dov’è? Come ci si arriva? Spiegati meglio! E la risposta di Gesù arriva, v.6:
Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Io sono la via che conduce al Padre, io soltanto sono la verità riguardo al Padre e io soltanto possiedo la vita del Padre. Lo scopo di ciò che sono, di ciò che vi sto dicendo e di ciò che sto facendo è perché voi possiate trovare in me la via, la vita e la verità che conducono a Lui.
Cosa ci insegnano le parole di Gesù?
Due cose in particolare: a) occorre avere fede in ciò che Gesù ha preparato; b) occorre avere fede in ciò che Lui ha dichiarato. La fragilità della cultura contemporanea può essere curata dall’avere fede ciò che Lui ha preparato e in ciò che Lui ha detto.
Ovvero, significa essere persuasi del fatto che la vita ha un obiettivo. Ha uno scopo. Credere che non ci sarà nulla dopo la morte o solo l’oblio, è una menzogna. Credere invece alle parole di Gesù, ci portano verso un’esistenza diametralmente opposta a quella che viviamo qui ora. Verso un’esistenza materiale e reale (infatti parla di costruzioni e dimore) e verso un’esistenza caratterizzata da felicità, appagamento, salute e relazioni ristabilite (infatti parla di una vita passata alla presenza di Dio). Il futuro che Lui ha preparato è un’esistenza degna di questo nome: VITA! Ed è bellissima oltre che immeritata! Infatti il tradimento dei discepoli e l’abbandono di Gesù sulla croce è figura del nostro stesso tradimento nei suoi confronti. Ma Gesù, per la sua grazia, non si è fermato davanti a tutto questo male e ha pensato di ricapitolarlo in un bene di proporzioni inaudite! Prova a pensare un attimo: quale uomo ha mai avuto una progettualità così buona e così generosa verso di te? Nemmeno l’amore di un genitore sarebbe arrivato a tanto! L’amore progettuale di Gesù sorpassa ogni immaginazione. Ecco perché occorre avere fede in ciò che Lui ha preparato.
Significa avere fede che le parole che lui ha espresso in maniera così perentoria e assolutista, sono le uniche parole degne di essere accolte semplicemente perché le ha dette Dio stesso. Non sono le parole di un politico, motivato da interessi personali, ma sono le parole generose e cariche di speranza per un mondo perduto! Non si può relativizzare questo amore. Non si può pensare che ne esistano di simili! O ridurne la portata! Il contesto del brano ce lo ha spiegato molto bene. Sono parole che vanno nella direzione di fare del bene, per portare una svolta, per non lasciare nessuno nella propria insignificanza e solitudine!