Il segno di Dio

nascita di Gesù

 

1 Ai giorni di Acaz, figlio di Iotam, figlio di Uzzia, re di Giuda, Resin, re di Siria e Pecà, figlio di Remalia, re d’Israele, salirono contro Gerusalemme per muoverle guerra; ma non riuscirono a espugnarla. 2 Fu riferita alla casa di Davide questa notizia: «La Siria si è confederata con Efraim». Il cuore di Acaz e il cuore del suo popolo furono agitati, come gli alberi della foresta sono agitati dal vento.
3 Allora il SIGNORE disse a Isaia: «Va’ incontro ad Acaz, tu con Sear-Iasub, tuo figlio, verso l’estremità dell’acquedotto della vasca superiore, sulla strada del campo del lavandaio e digli: 4 “Guarda di startene calmo e tranquillo, non temere e non ti si avvilisca il cuore a causa di questi due avanzi di tizzoni fumanti, a causa dell’ira furente di Resin e della Siria, e del figlio di Remalia. 5 Siccome la Siria, Efraim e il figlio di Remalia meditano del male a tuo danno, essi dicono: 6 «Saliamo contro Giuda, terrorizziamolo, apriamo una breccia e proclamiamo re in mezzo a esso il figlio di Tabbeel». 7 Così dice il Signore, DIO: «Questo non avrà effetto; non succederà! 8 Poiché Damasco è la capitale della Siria e Resin è il capo di Damasco, in sessantacinque anni Efraim sarà fiaccato al punto che non sarà più popolo. 9 Samaria è la capitale di Efraim e il figlio di Remalia è il capo di Samaria. Se voi non avete fede, certo, non potrete sussistere» 10 Il SIGNORE parlò di nuovo ad Acaz, e gli disse: 11 «Chiedi un segno al SIGNORE, al tuo Dio! Chiedilo giù nei luoghi sottoterra o nei luoghi eccelsi!» 12 Acaz rispose: «Non chiederò nulla; non tenterò il SIGNORE». (Isaia 7:1-12)

 

Le vicende narrate in Isaia 7:1-12 sono collocate storicamente attorno al 750 a.c., poco prima dell’invasione dell’Assiria nei territori di Israele e del successivo assedio alla regno di Giuda e alla città di Gerusalemme. Dal punto di vista del ministero di Isaia, il brano si colloca immediatamente dopo la sua consacrazione come profeta. Nel capitolo precedente il Signore si è rivelato in visione ad Isaia, ha purificato le sue labbra e al versetto 8 rivolge la domanda “Chi maderò? E chi andrà per noi?” e Isaia risponde ” Eccomi manda me!”.

Ora leggiamo che Resin, re di Siria, e Pecà,  re di Israele (cioè delle 10 tribù secessioniste al tempo di Roboamo figlio di Salomone),  si erano coalizzati con il proponimento di destituire Acaz dal trono di Giuda. Questa notizia era giunta nei palazzi reali e si era poi diffusa anche tra la gente di Gerusalemme, gettando scompiglio e paura nella  casa di Acaz  e nella intera tribù di Giuda.

Ebbene, questa situazione innesca un dialogo tra il re Acaz e il profeta mandato dal Signore. Il dialogo è asciutto, stringato, dove si va diretti al punto senza tanti preamboli. Più che un dialogo vero e proprio è un tentativo che non decolla, perché alla disponibilità del Signore di provare a ragionare con Acaz, quest’ultimo risponde con formalità e distacco. Ci sono diversi passaggi in questo racconto che sono sorprendenti, perchè rivelano i pensieri intimi e i sentimenti autentici sia di Acaz che di Dio.

Il primo elemento che sorprende è come il Signore, tramite Isaia, descrive lo stato d’animo di Acaz e del popolo di Giuda. Non dice “erano spaventati”, “erano scoraggiati” o “erano impauriti”  ma “il cuore di Acaz e e il cuore del suo popolo furono agitati come gli alberi della foresta sono agitati dal vento”. Il comportamento esteriore di Acaz e dei suoi uomini magari non era molto diverso dal solito. In apparenza  nessuno manifestava panico, nessuno manifestava preoccupazione, anzi,  forse si continuava ad ostentare calma e sicurezza. Ma il racconto ci dice che Dio vide che nel loro cuore c’era una grande agitazione. L’immagine che il brano riporta è molto efficace e ci fa capire che nel cuore di Acaz e di tutto il popolo di Giuda c’era un problema serio, una minaccia che generava un tremendo stato di ansia e preoccupazione, una incertezza e una paura che avrebbe potuto portare il re, assieme ai suoi consiglieri e ai capitani del suo esercito a prendere decisioni avventate. 

Davanti a questa situazione Il Signore manda il profeta Isaia dal re di Giuda con un messaggio duro nei toni ma senz’altro rasserenante nel contenuto. inizia con un imperativo: “Guarda di startene calmo e tranquillo…” perché ciò che stanno progettando il re di Siria e il re di Israele “non avrà effetto, non succederà!“. Addirittura Il Signore si offre di concedere su richiesta di Acaz “un segno” tangibile, immediato, inequivocabile della sua potenza e della sua capacità di salvare Gerusalemme.  

 

E qui abbiamo il secondo elemento sorprendente di questo dialogo: un’offerta straordinaria. Il Signore si rende conto che Acaz e la sua gente fanno fatica a credere e a fidarsi delle promesse che gli sono appena state fatte, per cui si rende disponibile a fornire una prova della sua onnipotenza. Dio, nella sua misericordia e compassione per lo stato di confusione e paura in cui si trovava Acaz, quasi non pone limiti alla sua generosità: Chiedilo giù nei luoghi sottoterra o nei luoghi eccelsi“. E’ come se il Signore gli stesse dicendo: “dimmi cosa vuoi che faccia per dimostrarti che ti voglio salvare e che sono in grado di farlo e io lo farò “. Non a tutti Dio ha concesso un privilegio del genere. Anzi, a pochissime persone ha concesso il privilegio di fondare la loro fiducia sulla base di un segno, di un miracolo o di un evento soprannaturale  immediato. Dio lo ha concesso a Gedeone senza adirarsi per la sua reticenza a credere e ad obbedire (Giudici 6). Invece si è adirato molto con Mosè, sul monte Sinai, quando dopo avergli dato prova dei  segni con cui convincere gli anziani di Israele che il Signore gli era apparso e lo aveva inviato a loro per annunciare l’imminente  liberazione, Mosè rimane incredulo e suggerisce  a Dio di mandare il suo messaggio tramite altri (Esodo 4:13). Nei vangeli, ad esempio, Gesù si è rifiutato di fornire segni della sua natura divina ai farisei e sadducei  quando questi  lo richiesero (Mt.16:1-4).

Le parole di Isaia avrebbero dovuto essere intese come una notizia confortante per il re di Giuda, avrebbero dovuto generare sollievo e fiducia, avrebbero dovuto scaldare il cuore e suscitare gratitudine…invece si registra una risposta fredda e distaccata: “non chiederò nulla. Non tenterò il Signore”

 

E qui troviamo un altro elemento sorprendente della vicenda perché questa breve risposta rivela tante cose su Acaz, sulla sua educazione religiosa e sulla sua preparazione teologica, e sulle sue aspettative verso Dio. Badiamo bene: la risposta è teologicamente quasi perfetta! Il successore della Casa di Davide è una persona ben istruita sulla storia del popolo di Dio e sul carattere di Dio. In Det 6:16  c’è scritto “Non tenterete il Signore, il vostro Dio, come lo tentaste a Massa“. Acaz sapeva che mettere in dubbio la parola di Dio rivelata tramite i suoi profeti, chiedendo un segno come prova che era Dio stesso che aveva mandato il profeta,  poteva essere molto pericoloso. Quindi, se ci pensiamo, fatte le dovute differenze, la risposta di Acaz è molto simile a quella che il Signore Gesù ha dato a Satana quando ha provato a indurlo a chiedere a Dio una prova della sua messianicità (Luca 4:9-12).

Davanti all’invito di isaia, Acaz assume una posizione formalmente ed esteriormente ineccepibile: “Io mi fido di Dio, non metto in dubbio la sua parola e la sua onnipotenza. Non ho bisogni di chiedere un segno”. Proviamo, allora, a capire un po’ meglio chi era questo re. 2 Cronache 28:1-27 evidenzia la sua religiosità: non era un ateo, bensì una persona estremamente religiosa, estremamente zelante nella sua religiosità  ma…non si fidava del Dio del suo antenato Davide. E ciò lo portò a prendere decisioni scellerate (2 Cronache 28:16-21) e a terminare la sua vita in maniera ingloriosa (2 Cronache 28:22-27).

Proviamo a riflettere su questa vicenda inquadrandola sullo sfondo della grande promessa fatta al popolo di Dio tramite il re Davide, la premessa secondo cui Dio avrebbe reso stabile il trono della casa di Davide e per la quale avrebbe suscitato un Re in grado di garantire la pace, la prosperità e la giustizia per tutto il popolo di Dio. 1 Cronache 17:11-14 dice:  

11 Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu te n’andrai a raggiungere i tuoi padri, io innalzerò al trono dopo di te la tua discendenza, uno dei tuoi figli, e stabilirò saldamente il suo regno. 12 Egli mi costruirà una casa, e io renderò stabile il suo trono per sempre. 13 Io sarò per lui un padre, ed egli mi sarà figlio; e non gli ritirerò la mia grazia, come l’ho ritirata da colui che ti ha preceduto. 14 Io lo renderò saldo per sempre nella mia casa e nel mio regno, e il suo trono sarà reso stabile per sempre”».

Cosa  era rimasto della gloriosa promessa fatta al re Davide? Proviamo a pensare all’immagine di questo promesso re glorioso così come è stata elaborata e descritta dai salmisti e a confrontarla con la realtà del re Acaz. Il Salmo 89:26  intitolato “Patto fra Dio e Davide” dice:

26 Egli m’invocherà, dicendo: “Tu sei mio Padre, mio Dio, e la rocca della mia salvezza”. “non chiederò nulla. Non tenterò il Signore”

 

Oppure pensiamo al  Salmo 2:7 dove il Signore afferma che il re che lui stabilirà sarà un re eterno sul quale la morte non avrà alcun potere (in Atti 13 Pietro cita proprio questo versetto come rivelazione profetica della resurrezione di Gesù):

Il SIGNORE mi ha detto: «Tu sei mio figlio, oggi io t’ho generato.

 

Oppure il Salmo 110:1-4

1 Salmo di Davide. Il SIGNORE ha detto al mio Signore: «Siedi alla mia destra finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi». 2 Il SIGNORE stenderà da Sion lo scettro del tuo potere. Domina in mezzo ai tuoi nemici! 3 Il tuo popolo si offre volenteroso quando raduni il tuo esercito. Parata di santità, dal seno dell’alba la tua gioventù viene a te come rugiada. 4 Il SIGNORE ha giurato e non si pentirà: «Tu sei Sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchisedec».

 

Cosa ne è stata della promessa di un Re e Signore che sarebbe stato anche un Sacerdote in eterno in grado di purificare il popolo da tutti i suoi peccati? Ecco il colpo di scena più sorprendente (che è la risposta del Signore ad Acaz.): “Davvero non vuoi chiedere niente? Davvero vuoi mascherare l’idolatria del tuo cuore dietro un formalismo ipocrita? Davvero vuoi continuare ad adorare i tuoi orripilanti dei? Davvero pensi di farti amico il re dell’Assiria devastando la mia casa, il tempio che Salomone ha costruito dopo che io ho promesso la mia fedeltà a Davide e ai suoi figli di generazione in generazione e in base alla quale tu ora sei re di Giuda ? Davvero vuoi salvarti da solo e non a bisogno di me? Davvero non ti puoi proprio fidare di me per cui vuoi arrivare con al durezza del tuo cuoread esaurire la mia pazienza ? Ah, davvero non vuoi chiedere un segno? Ebbene, io il SEGNO te lo do lo stesso”: Isaia 7:13-16

Ora ascoltate, o casa di Davide! È forse poca cosa per voi lo stancare gli uomini, che volete stancare anche il mio Dio? 14 Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele. 15 Egli mangerà panna e miele finché sappia rigettare il male e scegliere il bene. 16 Ma prima che il bambino sappia rigettare il male e scegliere il bene, il paese del quale tu temi i due re, sarà devastato.

 

Riflettiamo un attimo: la promessa della incarnazione del Figlio di Dio, l’ Emmanuele (ovvero Dio con noi), l’ultimo e definitivo erede della casa di Davide, il Re, Sacerdote e Profeta che avrebbe riconciliato l’umanità decaduta, è stata  pronunciata proprio davanti a quel re che rappresenta probabilmente uno dei punti più bassi del tentativo  dell’uomo di affrancarsi da Dio. Proprio davanti a quel re che rappresentava l’esatto opposto dell’ideale Re Davidico, il Signore decide di rivelare il suo piano per risolvere il solo vero problema. Il problema per Dio non è la minaccia dei vari Resin o Pecà, di quello che meditano e provano a fare. Il problema, per Dio non è quello di spegnere un paio di Avanzi di tizzone fumanti”. Il vero problema è estirpare la malvagità dal cuore dell’uomo! Come posso avere comunione con una umanità così profondamente legata al peccato? Come posso avere misericordia di persone così determinate a ignorare la mia autorità e a disprezzare la mia santità? Isaia 9:5-6:

 5 Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle;sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, 6 per dare incremento all’impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre: questo farà lo zelo del SIGNORE degli eserciti.

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