La premessa
Su questa terra l’uomo soffre, si addolora, zoppica dentro e fuori di sé nel suo bisogno di Dio. Ecco perché le parole di Gesù in Matteo 11:25-30 sono particolarmente indispensabili per chiunque chi si trovi aggravato e bisognoso di riposo per la propria anima.
Da sempre gli uomini si interrogano circa la realtà di un Dio creatore, domanda che senza una rivelazione particolare che venisse da Lui, doveva restare senza risposta.
Per migliaia di anni, gli uomini si sono dati a vani ragionamenti su Dio (Romani 1:21) dirottandosi dal vero Dio Creatore agli idoli fatti a immagine d’uomo e di demoni.
Anche nel periodo neotestamentario, la mancanza di conoscenza di Dio generò tante eresie cristologiche, proprio perché non si era compreso il legame tra il Padre e il Figlio di Dio.
Molti non compresero che è attraverso Cristo che il Padre si rivela ai piccoli fanciulli (ovvero il suo popolo), e considerarono quella del Figlio come una vita derivata dal Padre come se il Figlio fosse una creatura subordinata al Padre, nel senso che fosse un dio più piccolo; oppure, soffermandosi solo sul suo aspetto umano, venne considerato un grande profeta o un grande uomo saggio perdendo di vista la sua natura divina.
Non comprendendo la vera natura del Figlio persero di vista anche il vero legame che da sempre il Figlio ha col Padre e quindi che Egli fosse l’unico mediatore e ponte per ricevere la rivelazione del Padre stessa.
Negando Cristo per come Cristo si era posto verso l’uomo, si perse di vista anche il Padre.
Molti soffermandosi solo sulla natura umana del Figlio e sul sembiante di debolezza che lo aveva rivestito, non compresero che senza la sua incarnazione, Egli non avrebbe potuto espiare per i peccati degli uomini, secondo il cuore di Dio (Filippesi 2:6-8). Solo Dio fatto uomo poteva espiare per gli uomini. Un uomo aveva peccato riversando la morte sul genere umano e solo un uomo poteva redimere il genere umano, facendo dono della vita eterna.
Questo fu l’ambiente in cui Gesù si trovò circondato. Un clima condizionato da mille idee sbagliate su Dio e di conseguenza anche sul senso che Dio dà alla vita umana, alla responsabilità davanti a Lui e la proiezione stessa che la vita ha.
Ecco perché da qui la necessità di rivelare il legame esistente tra Figlio e Padre e ciò che comporta in termini di fede e di vita vissuta anche per noi.
La definizione
In Matteo 11:25-30, il Signore Gesù afferma che quella che il Figlio ha del Padre è una conoscenza unica, esclusiva e intima della natura di Dio, che l’uomo non può conoscere se il Figlio stesso non gliela rivela (letteralmente se Egli stesso non ne rimuove il velo).
La missione di Gesù comportava che Egli portasse ai poveri in spirito la rivelazione del Padre, togliendo quel velo che giaceva fin dall’AT.
Conoscenza del Padre alla quale non si perviene tramite sforzi di sapienza umana, ma solo tramite la rivelazione che il Figlio e lo Spirito Santo danno a colui a cui vogliano rivelarlo (Matteo 11:27), perché “l’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché sono follia per lui, e non le può conoscere, poiché si giudicano spiritualmente” (1Corinzi 2:14).
Paolo dirà che coloro che non possono ricevere il vangelo è perché “il dio di questo secolo ha accecato le menti di quelli che non credono, affinché non risplenda loro la luce del vangelo della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio” (2Corinzi 4:4).
Ovvero è il vangelo che rivela la gloria di Cristo vera immagine di Dio e la relazione del Figlio col Padre…anche se ciò è contrastato dall’opera del maligno che acceca le menti di coloro che non credono.
Ma qualcuno potrebbe chiedersi: “Quale importanza capitale ha la conoscenza del Padre a cui Cristo ci vuole portare?” “Perché è così necessaria alla nostra fede la rivelazione del Padre?”
Tentiamo di abbozzare una risposta grossolana con una domanda: “come non potrebbe essere così visto che l’eternità che ci sta dinanzi la passeremo con Lui? Come non abbozzare anche una conoscenza minima del cuore di Dio, visto che è a Lui che rivolgiamo la nostra adorazione?”. Quindi per un’adorazione consapevole verso il nostro Dio, come rinunciare a conoscere ciò che si può conoscere del Suo cuore?
Scopriamo che il primo, unico e fondamentale passaggio per la rivelazione del Padre è conoscere il Figlio e ciò che la Scrittura e lo Spirito Santo dichiarano di Lui. Vediamo che la prima cosa che ci è detta è che Cristo è l’immagine di Dio.
Cristo è la vera “immagine (perfetta) dell’invisibile Dio” (Colossesi 1:15; 2Corinzi 4:4) “in quanto partecipa alla stessa natura del Padre” e che porta a compimento il proposito divino di rendere coloro che credono, a immagine e somiglianza di Dio, immagine persa e corrotta col peccato. E Cristo in quanto immagine di Dio, riflette alla perfezione senza alcuna mancanza ciò che si può conoscere di Dio e del suo cuore.
Perciò conoscere Cristo come l’immagine di Dio ci fa conoscere il proposito del cuore del Padre che ha ricreato in Cristo un’umanità nuova “partecipe della natura divina” (2Pietro 1:4).
Il peccato ci fece perdere tutto ciò che significava essere fatti a immagine di Dio, soprattutto nella relazione con Lui. La fede in Cristo ci pone nell’unico che in sé stesso ripristina la nostra immagine guastata dal peccato e in Lui ci rende partecipi “della sua natura divina secondo il cuore di Dio”.
È sempre stato proposito del cuore del Padre che un popolo eletto in Cristo avesse parte alla sua natura divina (ben inteso come creature). A quei cuori travagliati ed aggravati dal peccato che lo stanno ascoltando, Cristo sta dicendo che è in Lui che si riacquista la speranza del cielo, con la stessa vita che Egli ha preparato per noi.
Paolo definisce Cristo “il primogenito di ogni creatura, poiché in lui sono state create tutte le cose, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra, le cose visibili e quelle invisibili: troni, signorie, principati e potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui.” (Colossesi 1:15-17). Cristo è la sorgente, la scintilla che ha dato origine ad ogni cosa o creatura e tutte le cose sono state create in vista di Lui, nel senso che lo scopo ultimo di tutto il creato è quello di rendere il giusto tributo alla persona del Figlio di Dio come suo creatore. Dicendo che ogni cosa creata sussiste in lui, vuol significare che ogni cosa è sostenuta e sussiste in virtù della Sua eterna potenza divina. Ogni perfezione che vediamo riflessa nel creato ci parla del proposito del cuore benigno del Padre e del Figlio che si vede manifesto nella bontà della Sua opera creatrice.
Tutta la bellezza, la bontà, le perfezioni che vediamo riflesse nel creato ci portano a riconoscerne le impronte di Cristo suo creatore, ma anche ad apprezzare e ad amare
il cuore del Padre che ci ha posti nel Suo creato buono, attraverso cui vediamo le opere delle Sue mani provvidenti che sostengono in vita le Sue creature e i Suoi figli.
Agli afflitti ed aggravati che stavano ascoltando Gesù giunge la rivelazione che è il cuore del Padre e del Figlio che provvede ai bisogni dell’uomo. Non due cuori, ma un solo cuore, un solo proposito, un solo amore manifestato attraverso il creato nel quale ci è dato di abitare.
Cristo è l’impronta dell’essenza del Padre e splendore della Sua gloria. Ebrei 1:3 lo dice chiaramente parlando del Figlio di Dio come “splendore della gloria (del Padre)” e ”impronta della sua essenza e che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza”.
Il Padre è glorioso in sé e ciò che possiamo vedere della sua gloria è manifesto attraverso lo splendore della sua gloria che emana da Lui nel Figlio. Se il paragone potesse reggere: “Come sarebbe concepibile scindere il sole dal suo splendore?” Noi possiamo dire che il sole ci illumina e ci dà i suoi benefici attraverso il suo splendore.
Così il Padre si rivela ai suoi figli attraverso Cristo. Dio va agli uomini nella persona del Figlio e comunica agli uomini il Suo amore benigno attraverso lo splendore del Figlio.
E come definire l’essenza del Padre se il Figlio ne è l’impronta?
Quando osserviamo l’impronta di un uomo che cammina sulla sabbia, possiamo senz’altro affermare: “Qui è passato un uomo?”. L’impronta di Cristo al suo passaggio è il passaggio di Dio stesso.
L’essenza di Dio definisce ciò che Egli è eternamente, la Sua natura, e il Figlio partecipa alla stessa natura del Padre rendendola percepibile, manifesta al di fuori verso coloro che ne debbono beneficiare.
Ciò che possiamo contemplare e comprendere del Figlio, tutte le particolarità del suo cuore misericordioso, sono anche nella natura del Padre. Il Padre è conoscibile attraverso la comprensione che ci è data nel Figlio e che il Figlio rivela.
L’essenza divina ed eterna del Padre è inconoscibile all’uomo, ma si rivela per ciò ch’è possibile attraverso l’impronta che il Figlio lascia al suo passaggio in questo mondo.
Sarebbe impossibile per il Figlio essere lo splendore della gloria del Padre se non fosse una stessa sostanza con Lui.
Da sempre il Padre è glorioso in sé e da sempre il Figlio è l’emanazione dello splendore della gloria del Padre.
Non ci fu mai un tempo in cui il Padre non fosse glorioso e nemmeno ci fu mai un tempo in cui il Figlio non fosse l’emanazione di quella gloria.
Dio è glorioso in sé e ciò che l’uomo può afferrare della gloria di Dio è possibile solo attraverso lo splendore che ci è rivelato nel Figlio.
Solo nel Figlio è rivelato il Padre
1) Scrivendo a Timoteo Paolo afferma che l’Eterno Padre “abita una luce inaccessibile (e) che nessun uomo ha mai visto né può vedere”, ma che è il Figlio che a suo tempo “manifesterà il beato e unico sovrano, il Re dei re e il Signore dei signori” (1Timoteo 6:15-16). Cristo è l’unica fonte, l’unica porta, l’unica via che ci apre ad una conoscenza del Padre, per ciò ch’è possibile. Cristo è ed è sempre stato l’unico accesso al luogo Santissimo dimora della gloria inaccessibile del Padre e il suo sangue è sempre stata infatti la condizione per l’accesso al cielo.
2) Giovanni dirà che “Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è colui che lo ha fatto conoscere” (Giovanni 1:18). Il Padre si dà a conoscere nel Figlio, non come un altro che gli assomiglia, ma come un altro sé stesso, in Lui, nel suo seno, avendo la sua stessa natura, la stessa volontà, gli stessi propositi.
3) Cristo con Filippo disse: “Se mi aveste conosciuto, avreste conosciuto anche mio Padre; fin da ora lo conoscete e l’avete visto». Filippo gli disse: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gesù gli disse: «Da tanto tempo io sono con voi e tu non mi hai ancora conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai dici: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e che il Padre è in me?” (Giovanni 14:7-10b). Per Filippo chiedere di vedere Dio aveva il significato di vedere il Padre e Gesù non cela che la sua natura divina e la stessa del Padre gli risponde “Hai veduto Dio, in me. Chi ha veduto me ha veduto Dio, perché il Padre è in me e io sono nel Padre, nella stessa sostanza, ed è Lui che compie le opere che vedi fatte attraverso le mie mani”. Parole e opere che uscivano da Gesù erano quelle nel cuore del Padre, perciò ogni opera che Gesù compie in mezzo a noi in risposta alle nostre preghiere è opera del Padre e la Sua parola era la stessa del Padre (Giovanni 14:1), perfettamente uguale nella sostanza e nei propositi, essendo Egli partecipe al cuore di Dio. Il cuore di Dio manifesta i Suoi propositi nel Figlio e l’ascolto dell’Evangelo di Cristo è l’ascolto dell’Evangelo del Padre, perché l’Evangelo è uno solo.
4) E quando Cristo dice a chi ha creduto in Lui” io vado a prepararvi un posto. E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi.” (Giovanni 14:2-3), Egli non fa altro che manifestare la volontà del Padre di preparare un posto per il Suo popolo. Il cuore del Padre non desidera altro che di accogliere coloro che sono diventati Suoi figli in Cristo.
Cristo può disporre di ogni angolo del cielo, solo in quanto è Dio il Figlio, della stessa sostanza del Padre, avente la Sua stessa natura eterna, perfetta, giusta, santa e avente la stessa volontà. Cristo come Eterno Dio può promettere ai Suoi figli ciò che solo Dio può promettere: tale è la volontà del Figlio, tale è la volontà del Padre.
Padre e Figlio sono UNO stesso Signore ETERNO.
Nella lettera di Apocalisse il Figlio condivide col Padre lo stesso trono che è il trono di Dio e dell’Agnello e i 24 anziani rendono al Padre e al Figlio lo stesso tributo di “benedizione, onore, gloria e forza nei secoli dei secoli (Apocalisse 5:13) e più avanti i suoi servitori redenti “vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla loro fronte…di Dio e dell’Agnello (Apocalisse 22:3-4). Dio Padre e l’Agnello hanno lo stesso trono, la stessa faccia e lo stesso nome, “affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre” (Giovanni 5:23) e a loro viene tributata la stessa adorazione come al solo e unico vero Dio.
Padre e Figlio hanno una unità di vita, di sostanza, uno stesso nome e sono degni dello stesso onore. Come non essere certi che il tributo che rendiamo al Figlio per mezzo dello Spirito Santo, non è tributato anche al Padre ed unico vero Dio?
Il cuore del Figlio rivela il cuore del Padre.
Gesù gettava uno squarcio nella verità di ciò che Egli era nella sua unità col Padre. Solo il Figlio può dire “Io e il Padre siamo UNO” (Giovanni 10:30), e come tali hanno la stessa mente e lo stesso cuore. Conoscere il cuore del Figlio significa conoscere il cuore del Padre, affinché si conosca che il Padre ama i suoi figli e che “li hai amati, come ha amato il Figlio”(Giovanni 17:23).
Ognuno di noi può essere certo dell’amore di Dio Padre attraverso l’amore che tocchiamo di Cristo “affinché l’amore, del quale il Padre ha amato il Figlio, sia nei figli di Dio e io (il Figlio) in loro” (Giovanni17:26).
Notiamo che Gesù non dice il mio amore in loro, ma Lui in loro. Egli viene veramente ad abitare in chi crede in Lui.
Le conseguenze sul piano personale
Gesù fu vero uomo e non cessò mai di essere vero Dio della stessa sostanza del Padre da sempre.
Egli assunse un corpo d’uomo per soffrire e morire per il riscatto d’un popolo peccatore perduto. Fu per causa nostra che Colui che conosceva dall’eternità il cuore del Padre tradusse la volontà del Padre in missione salvifica per noi per elevarci allo stato di figli di Dio.
Così quando il Figlio perdona i peccati esprime appieno il cuore di Dio secondo le parole dei suoi denigratori “Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?” (Marco 2:7). Padre e Figlio rimettono i peccati perché tale è la volontà dell’unico Dio.
Ed è volontà del Padre che per la fede nel Suo Figlio ogni credente diventi figlio di risurrezione ricevendo la vita eterna, perché le cose che fa il Padre sono quelle che fa il Figlio dando la vita eterna (Giovanni 17:3) e risuscitando i morti (Giovanni 5:21).
Il Figlio di Dio si fece uomo perché l’uomo ricevesse una natura divina; questa era volontà del Padre e del Figlio, che conosceva il costo della missione, ovvero la croce per il riscatto di ognuno di noi.
Il Padre dall’eternità conosceva il costo che il Figlio avrebbe dovuto affrontare e il Figlio dall’eternità conosceva il posto che ognuno di noi aveva nel cuore del Padre.
Che non possiamo mai perdere di vista questa verità e cioè che nessuno di noi ha mai meritato un posto particolare nel cuore di Dio, visto che non avremmo mai conosciuto la strada che porta ad esso. Oggi sappiamo che quando un peccatore si converte, trova in Cristo quella strada che porta al cuore di Dio.
Che il nostro Dio tre volte santo possa essere pienamente riconosciuto come Dio benedetto in eterno.