Confessione e ripartenza

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Cosa ci può aiutare a tenere salda la visione iniziale della fondazione di SG? Cosa ci può aiutare a non dimenticare la storia alle nostre spalle e le premesse iniziali di 4 anni fa? Cosa ci aiuterà a vivere la vita cristiana e l’impegno verso Dio nel 24-25 con uno slancio rinnovato? L’elenco è lunghissimo, ma desidero soffermarmi, anzi ritornare, su ciò che abbiamo considerato nel 2020 all’alba della fondazione della chiesa: la confessione.

 

La confessione a Dio riempie le scritture e deve riempire  la vita di SG

Nell’Estate-Autunno 2020 c’erano stati alcuni incontri a FT Bologna in vista all’avvio di SG a Modena. In uno di questi suggerii il Salmo 90 come il brano che più di tutti avrebbe dovuto ispirare la nostra iniziativa in questa città. Il Salmo termina con queste parole al v.17: La grazia del Signore nostro Dio sia sopra di noi, e rendi stabile l’opera delle nostre mani; sí, l’opera delle nostre mani rendila stabile. Cosa ci stava insegnando Mosé? Che si sarebbe andati avanti unicamente per grazia! Tuttavia  2/3 di questo Salmo registra una grande e profonda confessione. Mosé è chiaro: prima di pensare di poter mettere in piedi qualsiasi progetto, dobbiamo riconoscere e confessare la nostra miseria umana! Lo possiamo leggere in particolare al v.7-8: siamo consumati per la tua ira […]. Tu metti le nostre colpe davanti a te […]. 

Mosé, il grande uomo di Dio, che ha condotto Israele fuori d’Egitto, che ha trasmesso la legge al popolo, riempie le righe del suo canto con una confessione pubblica! Prima che il popolo varchi il confine della terra promessa, prima che Israele preceda nella vita che il Signore gli ha dato, é importante che il peccato venga confessato!

Ma Mosé non è l’unico a pensarla così. In realtà la confessione a Dio riempie tutta la Scrittura! Il Salmo 51, ad esempio, é pura confessione! Davide può ripartire con Dio (e con le persone intorno a lui) solo dopo aver confessato il suo peccato.

Paolo in 1Timoteo 1:13-16 istruisce il suo discepolo ad affrontare le sfide a Efeso non prima di aver confessato la sua miseria passata e la bontà del Signore verso di lui.

Il grande capitolo dell’amore divino in Romani 5, é una delle più importanti confessioni della Scrittura. Eravamo senza forza (v.6), ricorda Paolo, peccatori (v.8), nemici (v.10), il nostro peccato abbondava (v.20), ma l’amore di Dio e la sua grazia hanno sovrabbondato…

Mosé, Davide, Paolo, ci ricordano che non si può andare avanti nei progetti di vita e di chiesa senza aver preso sul serio la confessione. Quindi La confessione a Dio circonda la Scrittura e al tempo stesso deve circondare la nostra vita personale e comunitaria.

Quindi in questo ultimo messaggio in modalità estiva, prima di riprendere qualsiasi cosa nelle nostre case, a scuola, al lavoro, nelle relazioni, in chiesa, prima che ci affacciamo alla nuova stagione, desidero incoraggiarci a realizzare l’importanza della confessione quale base di tutta la nostra esperienza.

 

Due errori

Quando si tratta di confessare i nostri peccati, Possiamo incappare in due errori capaci di rubarci la gioia, disturbare la nostra pace e minare la nostra sicurezza.

1) La confessione richiede tempo, un esame approfondito di noi stessi, andare a Dio. Deporre ogni forma di orgoglio. Raramente si va a Dio esponendo in modo specifico le ns. malefatte perché erroneamente pensiamo: “Cristo ha già coperto tutti i miei peccati, quindi perché continuare a confessarli?”. In pratica non si va mai a Dio continuamente o si va a Lui solo quando l’abbiamo combinata grossa. C’è un problema di orgoglio, presunzione. Non vediamo la nostra schifosa depravazione. Non siamo inclini ad accettare la nostra miseria. Quindi si va a Dio solo in determinate circostanze, per il resto del tempo silenzio radio. 

2) Dall’altra parte c’è la confessione ripetuta. Si pecca, si va a Dio, si confessa il peccato. Ma non si realizza il perdono. E ci si continua a battere il petto senza pace.

In misura diversa, ciascuno di rientra in una di queste due categorie. E a ciascuno di noi, il Salmo 32 aiuta a dirimere queste nebbie e a vedere come dovrebbe essere rivolta una giusta confessione. E’ una parola necessaria perché:

– A chi NON VA a Dio come dovrebbe, dice:“Confessa”. 

– A chi VA a Dio come NON dovrebbe, dice:“Confessa e ascolta le grida della misericordia di Dio”.

 

1. Ascolta “la mano di Dio”

Il Salmo 32:1-2 canta di peccati perdonati e di colpe dimenticate: “Beato l’uomo a cui la trasgressione è perdonata, e il cui peccato è coperto! Beato l’uomo a cui il SIGNORE non imputa l’iniquità e nel cui spirito non c’è inganno!”

Ma Davide lamenta anche il dolore di quando non ha voluto andare a Dio confessando, v.3-4: “Finché ho taciuto, le mie ossa si consumavano tra i lamenti che facevo tutto il giorno. Poiché giorno e notte la tua mano si appesantiva su di me, il mio vigore inaridiva come per arsura d’estate”.

Che misero silenzio fu. Davide non ci parla del suo peccato specifico, né ci dice quanto tempo è durato il suo silenzio. Ma ci dice che il suo peccato inconfessato iniziò a sabotare la sua anima, rendendolo fragile e prosciugando la sua forza interiore. La mano del Signore era pesante su di lui.

Probabilmente anche tu conosci questa sensazione. Forse ti è sfuggito di bocca un commento vergognoso, o un pensiero contorto ti ha tentato. Sorge il senso di colpa, ma subito lo soffochi e dici: ”non era peccato. O forse sì, era peccato, ma andiamo avanti”. Ma Davide ci dice: “non puoi andare avanti così! Il tempo passa, la coscienza preme, l’attenzione viene meno, il sonno fugge. La mano di Dio si fa pesante”.

E poi ti ricordi: questa mano, questo peso nel tuo cuore, è una grazia! Il tuo Dio offeso non ti ha lasciato solo, non ti ha consegnato nelle mani del peccato, ti sta richiamando dai luoghi profondi in cui ti sei cacciato/a (Salmo 130), e non ha permesso che il peccato bruciasse la tua coscienza. Dio ti disturba perché ti ama. Disturba la tua pace per ricordarti che non puoi continuare and andare avanti così. E’ un invito (per il momento dolce) a tornare. Ti chiama a confessare il tuo peccato.

Se invece soffri di una coscienza iperattiva che ti punisce quando Dio non lo fa, occorre che impari a distinguere tra “la mano di Dio” (v.4 – che porta guarigione al tuo cuore) e la tua mano (che ti scava una fossa). 

 

 

2. Dai un nome ai tuoi peccati

Davanti a te ho ammesso il mio peccato, non ho taciuto la mia iniquità. Ho detto: «Confesserò le mie trasgressioni al SIGNORE», e tu hai perdonato l’iniquità del mio peccato”. (Salmo 32:5 a) 

Davide ha taciuto il suo peccato per troppo tempo, ma ora apre la bocca, non si trattiene. In un solo versetto, Davide utilizza tre gruppi di tre per sottolineare l’onestà e la serietà della sua confessione.

Prima cosa, nota cosa dice del suo problema, v.5: il MIO peccato, la MIA iniquità, la MIA trasgressione. Senza attenuanti, Davide riconosce che i SUOI peccati sono SUOI e li ammette senza scuse! Non importa se è stato provocato, il peccato è il suo!

In secondo luogo, considera le tre parole che egli attribuisce alla sua colpa personale: peccato, iniquità e trasgressione. Davide non chiamerebbe (come spesso facciamo noi) un problema sessuale “inciampo”, o l’odio “irritazione”, o le bugie “errori”. Prende sulle labbra le parole bibliche e nomina la sua colpa come fa Dio. Ogni parola è schietta, umiliante, senza fronzoli. E’ pura onestà.

Terza cosa, osserva le tre azioni: “Ho ammesso il mio peccato. Non ho taciuto (lett. non ho coperto). Confesserò”. Non borbotta un distratto “mi dispiace”! Invece, espone chiaramente il suo cuore davanti a Dio.

La confessione può richiedere molte parole o poche. Le caratteristiche specifiche dipenderanno, in parte, dalla gravità del nostro peccato e dalla durata del nostro silenzio. Ma che sia breve o lunga, la chiave di una giusta confessione è guardare in faccia al nostro peccato e confessarne la bruttezza. “Quando affrontiamo seriamente il nostro peccato, Dio tratterà dolcemente noi” (cit. C.H. Spurgeon).

 

 

3. Ricevi il perdono di Dio

Davide ha finalmente ha messo fine al suo ostinato silenzio, ha chinato il capo e ha nominato i suoi peccati davanti a Dio. Ora cosa succede? v.5b: […] Tu Hai perdonato l’iniquità del mio peccato

Davide ha provato ad aspettare a confessare il suo peccato, ma Dio non ha aspettato a perdonare! La nostra confessione e il suo perdono si trovano nello stesso versetto.

Ma se tendi a indugiare nel senso di colpa anche dopo una sincera e aperta confessione, Davide ti aiuta a cogliere il perdono di Dio nella sua pienezza. Se ti senti oppresso/a, appesantito/a dalla colpa, il v.5 ci ricorda che Egli perdona (lett. “porta via” il ns. peccato). Se il nostro peccato sembra stare arditamente davanti a noi, Egli lo copre (Salmo 32:1). Se non riusciamo a dimenticare i nostri fallimenti precedenti, egli non li conta (come invece facciamo noi – Salmo 32:2). Quando ci sentiamo esposti, egli è il nostro nascondiglio; quando siamo in pericolo, ci preserva; quando siamo assediati da accuse, ci circonda con grida di liberazione (Salmo 32:7). Ci circonda con la sua grazia (Salmo 32:10)

Non c’è colpa per la quale Dio non abbia una grazia corrispondente (Romani 5:6,8,10,20)

 

 

4. Sii lieto/a in Lui e riparti con un nuovo slancio

Davide, appena perdonato, termina il suo salmo con un grido di gioia, v.11: “Rallegratevi nel SIGNORE ed esultate, o giusti! Gioite, voi tutti che siete retti di cuore!”

Il perdono porta una gioia più grande di quella provata da qualsiasi prigioniero al momento della liberazione, anche se confinato da tutta una vita. Tuttavia, se consideriamo attentamente queste ultime parole vedremo che la sua gioia più grande deriva da qualcosa di ancora più grande del perdono. Un marito perdonato non gioisce semplicemente per l’assenza di colpa, ma per la relazione restaurata di sua moglie. Un amico perdonato ringrazia non solo per le parole: “Ti perdono”, ma per i giorni di amicizia ritrovata. E un cristiano perdonato non canta solo di una coscienza ripulita, ma di un Dio riconciliato (Romani 5:1).

Quindi sii lieto/a, dice Davide, nel perdono, sì, ma molto più rallegrati “nel Signore” (Salmo 32:11).

La confessione, in altre parole, è il dono stesso di Dio per ristabilire la comunione con Lui. La confessione è la porta d’uscita dalla tua vita miserabile, è il cammino del figliol prodigo verso la casa del padre.

Se abbiamo fede in questo, allora daremo subito ascolto alla mano di Dio che ci mette in ginocchio. Daremo un nome ai nostri peccati, in modo chiaro e senza scuse. Riceveremo il perdono di Dio, credendo che sia buono come dice e gentile come promette. E ci rallegreremo in lui, il Dio che, in Gesù, ha condannato il nostro peccato sulla croce e che ora si diletta a scacciarlo da noi così lontano da non riuscirlo a vedere più!

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