L’amore sacrificale di Gesù

Poche cose tolgono il fiato come considerare approfonditamente l’amore di Gesù. Sebbene la nostra vita possa apparire disordinata, piena di problemi, dipendenze e scelte morali sbagliate, Dio sceglie di riversare la propria grazia sovrabbondante proprio a gente come noi. Questa verità è il fondamento della nostra gioia!

L’avvento ci ricorda il giorno in cui questo proposito divino è diventato realtà. In quel giorno, l’Eterno Figlio di Dio ha messo da parte la sua gloria per venire in questo mondo decaduto. Ma nella sua venuta non ha ricevuto onori come si addicono a un re, ma è stato posto in una mangiatoia, accolto in una sudicia stalla. Fin dai suoi primi attimi, Gesù ha incarnato l’amore sacrificale, che dona invece che ricevere, che si sveste della propria gloria invece che pretenderla. Giovanni 1:14,16 ci descrive questa circostanza, ricordandoci che in quei giorni la Parola vivente e gloriosa di Dio è diventata carne, cioè ha assunto un corpo, un’umanità identica alla nostra. E non solo questo: ha pure abitato per un tempo fra di noi, cioè ha vissuto la sua vita tra le persone.

 

E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.
[…]  Infatti, dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia. (Giovanni 1:14; 1:16)

 

Ma questo “spogliamento” non ci deve indurre a pensare che sia passato dall’essere Dio all’essere uomo. Quando leggiamo che “la Parola si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi”, dobbiamo riflettere sull’impressionante paradosso per cui il nostro meraviglioso Signore e Salvatore ha assunto una piena umanità senza però rinunciare alla sua divinità. Egli è pienamente Dio e pienamente uomo!
Le nostre menti umane finite a volte si concentrano così tanto sulla divinità di Cristo da non ricordare che Egli non era meno umano di noi; e altre volte possiamo preoccuparci così tanto della sua umanità da perdere di vista la sua divinità. Le Scritture mettono in perfetta tensione le due nature di Cristo:

 

trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. (Filippesi 2:8)

 

Sebbene si sia presentato in forma umana non era semplicemente ciò che sembrava essere. Gesù era di più di quello che si poteva vedere. Poteva avere l’aspetto di un uomo qualsiasi, ma nessun semplice uomo può stare su una barca durante una tempesta e calmare il mare. Solo Dio può guarire gli zoppi o ridare la vista ai ciechi. Solo quest’uomo merita l’adorazione degli angeli e la lode di tutto il creato. Tuttavia, Gesù non si è avvicinato all’incarnazione chiedendo: “ Che cosa ci guadagno? Al contrario, è arrivato sapendo che “non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Marco 10:45). Era disposto a lasciare tutto, ad annullarsi completamente, affinché a coloro che riconoscono il loro fallimento possa essere dato tutto.

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