Con nostro grande sollievo, il Signore entra finalmente nel dibattito, rispondendo a Giobbe in un modo che lo umilia e lo soddisfa allo stesso tempo. Il primo discorso del Signore riguarda la struttura e il funzionamento della creazione (Giobbe 38:4-38) e degli animali che la abitano (38:39-39:30). In questo discorso, il Signore risponde direttamente ad alcune affermazioni che Giobbe ha fatto nelle sue proteste contro Dio. Il Signore fa notare a Giobbe i limiti della sua conoscenza, la grande bontà della creazione e la presenza di elementi violenti nella creazione che Dio mantiene entro limiti rigorosi. Il Signore risponde a Giobbe mostrando che le sue proteste sono state fatte senza una sufficiente conoscenza della creazione, nell’ignoranza della bontà della creazione e di come Dio contenga limitate sacche di caos al suo interno.
L’architettura della creazione (38:1-38)
Al v.1 Dio risponde “dalla tempesta”. Questa parola ebraica si riferisca talvolta a una tempesta puramente naturale (Sal. 107:25), ma spesso è utilizzata in relazione a un’apparizione di Dio in cui egli combatte contro i suoi nemici, protegge il suo popolo e stabilisce il suo dominio (Isaia 29:6; Ezechiele 1:4; Naum 1:3; Habacuc 3:14). Poiché Giobbe sostiene che Dio non fa nulla per fermare l’ingiustizia e il male, in che modo l’apparizione del Signore in una tempesta può incoraggiare e stimolare Giobbe?
I che modo questo incontro con Dio si svolge in modo molto diverso da come Giobbe lo aveva immaginato (cfr. 9:14-20; 13:20-28)?
Nei v.4-7, Dio descrive la creazione della terra. In che modo il racconto della creazione di Dio è molto diverso da quello di Giobbe? In che modo queste differenze aiutano a ricentrare Giobbe e a placare la sua protesta?
Nei v. 8-11, il Signore parla di contenere il mare che è un simbolo del caos cosmico (Giobbe 7:12). In che modo il trattamento di Dio nei confronti del mare è descritto in modo molto diverso in questo passo? In che modo l’auto-rappresentazione di Dio è diversa da quella che ne fa Giobbe? In che modo Giobbe dovrebbe pensare a Dio in modo diverso a causa di questi versetti?
In diversi punti del libro, gli amici di Giobbe, hanno descritto l’ordine morale di Dio nella creazione descrivendo solo una piccola parte dell’ordine naturale. Dio fa lo stesso in 38:12-15 quando parla dell’aurora. Quali implicazioni morali ha l’alba nei v.13-15? Che cosa sta insinuando il Signore sulla componente morale dell’ordine della creazione? In che modo questo risponde direttamente alla lamentela di Giobbe riguardo all’ingiustizia?
Gli abitanti della creazione (38:39-39:30)
I primi animali che Dio descrive sono i leoni e i corvi (v.39-41). Anche se a volte si tratta di un’immagine regale (Genesi 49:9), i leoni sono spesso raffigurati nell’Antico Testamento come predatori temibili e spaventosi; simboleggiavano i malvagi in Giobbe 4:10-11 (cfr. anche Sal. 22:13, 21). I corvi sono impuri (Levitico 11:15) e sono associati ad altri animali sinistri in Isaia 34:11 e Sofonia 2:14. Quando Dio dice a Giobbe che solo lui si prende cura di questi animali, che cosa sta insinuando sulla natura complessa della sua creazione e sulla sua bontà verso tutto ciò che ha creato? In che modo questo costituisce una risposta alla protesta di Giobbe contro Dio?
Cosa dovrebbe imparare Giobbe da questo esercizio retorico?
La prima risposta di Giobbe (40:4-5)
Dio chiede a Giobbe se continuerà a trovare difetti nel modo in cui Dio supervisiona la creazione. Qual è la risposta di Giobbe? In che modo l’incontro con Dio si è svolto diversamente da come Giobbe temeva?
Approfondimenti teologici
LA GENTILEZZA DI DIO CON GIOBBE. Giobbe ha detto quasi tutto quello che poteva su Dio senza maledirlo: secondo Giobbe, Dio è un tiranno che ride delle persone buone quando la loro vita va in rovina (9:22-24). Dio avrebbe potuto rimproverare rabbiosamente Giobbe per questo, ma invece si limita a chiedere se Giobbe sa davvero di cosa sta parlando (38:2). Senza condannare Giobbe, pone una serie di domande a cui è facile rispondere e che riportano l’attenzione di Giobbe su Dio, l’unico che comprende o si prende cura di ogni aspetto della creazione. Queste domande non hanno lo scopo di umiliare o svergognare Giobbe, né il loro tono è sarcastico o arrabbiato, perché hanno tutte a che fare con cose che nessun essere umano si vergognerebbe di non capire o di non poter controllare. Questo è particolarmente chiaro in 38:5, dove il Signore indirizza il suo allievo verso l’ovvia risposta che solo Dio è responsabile della creazione. Il tono è severo ma gentile. Giobbe non viene biasimato per il fatto che non era presente al momento della creazione: nessun essere umano potrebbe essere incolpato di una cosa simile. Piuttosto, Dio sta riportando l’attenzione di Giobbe sul Signore e sta ampliando la sua visione di Dio senza condannarlo.
LA BONTÀ ILLIMITATA DI DIO. Dio dice alcune cose che sembrano scioccanti. L’immagine di Dio che mette un “pannolino al mare” (38:9), coccolando le acque impetuose e caotiche, forse sembra assurda a chi è abituato a leggere del Signore che sconfigge il caos in battaglia. Ma Dio usa questa immagine volutamente strana per mostrare la sua profonda bontà. Giobbe ha dipinto Dio come se lasciasse correre il caos. Dio risponde non solo descrivendo come limita rigorosamente il caos (38:8-10), ma anche implicando che è molto più gentile e delicato con la creazione di quanto Giobbe abbia immaginato. Se Dio si prende cura in questo modo persino dei suoi nemici, la sua bontà non ha davvero limiti. E Dio implica che si prende cura del mare anche quando esso resiste e si ribella contro di lui: questo è il significato del riferimento finale alle “onde orgogliose” nel v.11 (cfr. Salmo 93:3). Sebbene i simboli usati qui siano estranei alla nostra cultura odierna, la considerazione di queste immagini nel loro contesto originale aiuta a spiegare perché Giobbe arriva ad adorare con tanta riverenza il Dio che aveva criticato così duramente.
LA CONTINUA PRESENZA DEL MALE. L’ordine naturale del mondo di Dio riflette realtà morali e spirituali. Quando il Signore parla dell’aquila, che vive predando altri animali (39:29-30), o del cavallo da guerra che si slancia divorando la terra (39:19-25), o degli altri animali selvatici del capitolo 39, implica che ha disposto la creazione in modo tale che alcuni elementi volutamente “violenti” fanno parte dell’ordine naturale delle cose (le maestose aquile che cacciano), mentre altri fanno parte della rottura di questo mondo (i meravigliosi cavalli usati per scopi ignobili come la guerra). Giobbe ha continuamente estrapolato dalla sua tragedia nei capitoli 1-2 per fare affermazioni di ampio respiro sulla creazione e sul carattere sinistro del Dio che la sostiene. Attraverso i simboli di questi predatori, Dio ammette che nel suo mondo ci sono elementi di violenza e di malvagità che egli lascia esistere, ma trae una conclusione completamente diversa da Giobbe riguardo al suo mondo. Tra tutti i partecipanti a questo dibattito sapienziale, Dio è il più entusiasta nel celebrare la gloria e la bontà della creazione senza ignorare gli elementi di caos che pure sostiene, siano essi naturali o causati dal peccato. Allo stesso modo, il Nuovo Testamento insegna che tutto ciò che Dio ha fatto è buono e deve essere ricevuto con gratitudine (1 Timoteo 4:1-5) e che Dio ci fornisce riccamente tutto ciò di cui godere (1 Timoteo 6:17), anche tra le sofferenze causate dal peccato (2 Timoteo 3:1) che ci colpiscono prima della redenzione di tutte le cose (Apocalisse 21:1-4).
LA GIOIA DI DIO NELLA CREAZIONE. Giobbe ha iniziato desiderando di non essere mai nato e invocando l’oscurità cosmica su tutto ciò che Dio aveva creato (cap. 3). Anche se nei capitoli successivi supera questo punto, Giobbe non riesce ancora a vedere un modo per gioire di nuovo (7:7). Nel suo primo discorso, Dio sfida la disperazione di Giobbe. Pur essendo del tutto realistico su ciò che di sinistro o violento c’è nel suo mondo, Dio riporta Giobbe all’inizio, quando i grandi esseri viventi non potevano contenere la loro gioia mentre Dio creava il mondo che ora Giobbe sta maledicendo (38:4-7). Dio non ha una sola cosa negativa da dire sul mondo che ha creato, descrivendo persino la sua cura per gli animali che Giobbe avrebbe trovato più spaventosi. Questo è coerente con la valutazione che Dio fa della creazione in Genesi 1:31 e con la sua gioia per tutto ciò che ha fatto nel Salmo 104:31. Sono gli esseri umani, dalla nostra prospettiva profondamente limitata, a vedere la creazione come oscura e sinistra, non Dio.
I LIMITI DELLA CONOSCENZA UMANA. Abbiamo visto come Dio abbia dipinto la creazione come interamente buona, senza negare che essa ospita pericolosi predatori ed elementi di caos (come il mare). In questa descrizione c’è una sfida alla certezza di Giobbe sulle proprie conclusioni. Giobbe non era presente quando Dio ha messo insieme il mondo (38:4-7), quindi quanto contano le sue conclusioni? Se dipendesse da Giobbe, le capre di montagna non esisterebbero più come specie (39:1-4). Il dolore profondo è un’esperienza così intensa che è facile che oscuri tutto ciò che vediamo, perché diventiamo certi della nostra prospettiva come del nostro dolore. Ma il libro di Giobbe ci mostra che la persona che conosce meglio la creazione è anche la più entusiasta di essa! Così facendo, il libro mette in dubbio i nostri pensieri oscuri su Dio e sul suo mondo che spesso coviamo quando soffriamo.