Cos’è la fede cristiana? Perché nel 2020 è utile parlarne ancora?
Quando ci si interroga su questo argomento, si entra in una riflessione centrale e rilevante. E nonostante molti si rifiutino di riconoscerne l’importanza o ne trascurino il valore, parliamo di una questione di assoluto rilievo e che investe centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Ma se vogliamo fare chiarezza e capire se la fede che professiamo sia autenticamente cristiana, occorre prima di tutto evitare di racchiudere nella stessa scatola visioni che, nella pratica, sono in antitesi tra di loro. Non si possono unire argomenti che sono in contraddizione tra di loro. E per fare ciò, occorre definire quali siano le premesse che sostengono l’impianto di pensiero di uno rispetto all’altro. Tali premesse possono essere sintetizzate nella storia e nell’autorità. Questi sono i due pilastri su cui una fede crolla o resta in piedi. Questi sono i due fondamenti su cui una fede si ritira davanti allo scorrere del tempo, delle culture, del progresso scientifico ecc. e l’altra rimane in piedi trionfante.
La storia
Perché una cosa sia vera occorre che abbia un riscontro nella storia. Come si dice, deve aver fatto i conti con la realtà.
Contrariamente a quanto affermato dai suoi detrattori, la fede evangelica è strettamente collegata ad essa. Non è un’invenzione di qualche fanatico o una suggestione di qualche mente fragile emotivamente. Ma è la celebrazione dell’evento che vede Cristo intervenire nella storia dei peccatori che si riconoscono perduti senza di Lui. È il dono reale e autentico di pace che Dio ha provveduto una volta per sempre, non solo per il popolo ebraico, ma per tutti i popoli:
Con la sua venuta ha annunciato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini; perché per mezzo di lui gli uni e gli altri abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito.
(Efesini 2:17-18)
Il Vangelo è il tesoro del cielo per l’umanità perduta. È la notizia che Dio, in prima persona e senza alcuna istituzione artificiosa, è venuto a cercare e trovare il peccatore perduto. Che si è assunto, per propria volontà, il problema del peccato e della colpa, pagando, fino all’ultimo centesimo, il conto della depravazione umana. È la buona notizia che mostra come Egli non ha avuto bisogno di qualcuno che gli indicasse la strada o aiuto per capire come salvare un peccatore. Nè di soldi per concedere la salvezza o per spostare un fedele dal purgatorio al paradiso.
L’autorità
La questione della storia, porta inevitabilmente a considerare la questione dell’autorità. Con quale autorità la fede cristiana può asserire queste cose? Quale autorità è in grado di modellare, definire e distinguere ciò che è cristiano da ciò che non lo è?
Per la fede cristiana è la Bibbia, ovvero la Parola di Dio, a costituire l’unica autorità e luce. Lì dove Dio ha lasciato la sua testimonianza scritta per i suoi figli, è lì che si trovano parole vere che ristorano l’anima e rendono saggi i semplici (Salmo 19). Le parole che sussistono da sempre e per sempre e sono lì per brillare di speranza laddove la vita, con tutto il suo carico di dolore e sofferenza, sembra incapace di provvedere una benché minima gioia.
Questa visione dell’autorità biblica e della sua efficace opera nel cuore, è un motivo di grande fiducia e sgombra il campo da qualsiasi tentativo di pensare in maniera astratta a Dio. Colui che non abbandona il suo popolo delle sue Parole, é Colui che ha un sincero interesse e un vero amore di farlo prosperare fino a che non saranno insieme per l’eternità (Apocalisse 21).
Cercare di relativizzare o mitizzare l’opera della Parola, significa rifiutare Colui che è Dio ancor prima che la storia cominciasse a parlare. Significa mettere un cappio attorno al proprio collo, perché non c’è direzione, scopo e sostanza di vita lontano da essa.
Tutta la Scrittura, nella sua autorevolezza, invita a presentarsi personalmente al cospetto di Dio, perché ogni sua iniziativa ha un riflesso concreto nella storia, tanto quella collettiva quanto quella individuale. Incoraggia a parlare direttamente con Lui, così come un figlio parla con il proprio Padre (Matteo 6:5-15). Può chiedergli perdono, confessare i propri peccati, esprimergli gratitudine e soprattutto può chiedergli di essere salvato!
Un momento di riflessione
Queste due premesse, ovvero la storia e l’autorità, ci chiamano a una seria riflessione: se può esistere una autentica fede cristiana, storicamente attendibile e umilmente fedele alle buone parole di Dio, su cosa stai costruendo la tua speranza? Su quale fondamento incrollabile stai ponendo le tua esistenza?
La cultura con cui conviviamo, definita dagli humor, dagli up&down delle tendenze e dai pollici alzati, non garantisce alcuna base solida capace di durare un’eternità intera. Le ideologie forti dei leaders politici e i loro partiti, o le recenti rivendicazioni di certi movimenti sociali, culturali e religiosi e in generale tutte le sfide che la modernità sta lanciando alla fede cristiana, NON sono in grado di essere, in sé stesse (ovvero per loro natura), una risposta sostanziale al malessere dell’esistenza. Affidarsi all’umanità per trovare sollievo al disagio umano e alla precarietà esistenziale è un vero controsenso, perché per natura e per sostanza non siamo fatti né per durare a lungo, né per garantire una risposta efficace all’inquietudine della vita.
Invece l’autentica fede cristiana è davvero rassicurante: è il dono di Dio (quindi un dono esterno che parte da Lui e arriva all’uomo) perché possiamo tornare alla vera vita. E’ una storia che continua ad essere sempre valida ed è chiaramente rivelata nella Scrittura per nostro monito e ispirazione.
Perciò non occorre andare lontano per trovarLo. Non occorre fare chissà che cosa per essere salvati. Occorre semplicemente andare direttamente a Lui, confessarGli i propri peccati, incontrarlo nella sua Parola senza interposte persone, proprio secondo l’incoraggiamento di Gesù stesso in Matteo 6:6-8:
Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. Non fate dunque come loro, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate.
La fede cristiana celebra questo carattere personale, diretto e intimo della relazione con Dio. Un rapporto reso possibile unicamente dalla persona di Cristo (che la Bibbia dice essere l’unico e vero mediatore per l’uomo). Dunque le chiavi della salvezza non stanno in un’istituzione o in un prelato, ma in Colui che è passato attraverso i cieli, affinché per mezzo di Lui potessimo accostarci con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia, trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno (Ebrei 4:14-16). Infatti, è Lui (e non un papa) ad avere un sacerdozio eterno. E per questo motivo solo Lui:
può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro. Infatti a noi era necessario un sommo sacerdote come quello, santo, innocente, immacolato, separato dai peccatori ed elevato al di sopra dei cieli, il quale non ha ogni giorno bisogno di offrire sacrifici, come gli altri sommi sacerdoti, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per sempre quando ha offerto se stesso.
(Ebrei 7:22-27)
Qual è dunque la roccia su cui stai edificando la tua vita? Su quale storia e autorità stai ponendo la tua speranza eterna? La storia e la Parola di Dio che la fede cristiana evidenzia, mettono Dio lì dove deve essere: al centro. Perché al di fuori di Lui regna il caos dell’uomo. A ciascuno di noi è data la responsabilità di allontanarsi da qualsiasi artefatto che si antepone tra Dio e l’uomo, e di riporre ogni speranza nella salvezza provveduta per grazia soltanto, entrando nella storia che conta, ovvero la Sua!