La prima sezione di Giobbe introduce la questione che anima l’intero libro: perché Dio permette che una persona fedele a lui, venga colpita da una sofferenza così orribile? In questi 2 capitoli, apprendiamo la sovranità di Dio su tutto ciò che è stato creato e ci facciamo un’idea della grande sfida che si sta combattendo in cielo per i santi. Vediamo quanto Dio si preoccupi della propria gloria e della purezza del nostro rapporto con Lui. E vediamo un grande santo soffrire molto, ma adorare nel modo più costoso e bello possibile. La grande domanda che guida questi capitoli è se Giobbe persevererà nella fede in Dio quando questo gli costerà ogni benedizione terrena.
La prima prova di Giobbe (1:1-22)
I primi cinque versetti di Giobbe 1 risaltano la vita meravigliosa e benedetta di Giobbe. Nei v.1-3, quale aspetto della vita di Giobbe viene descritto per primo e perché è importante che ci venga raccontato prima di ogni altra cosa? Cosa apprendiamo della vita familiare di Giobbe e delle sue preoccupazioni più profonde per la sua famiglia nei v.4-5?
Nei v.6-12, la scena si sposta in cielo. Sebbene gli antichi israeliti non sapessero tutto ciò che il NT rivela su Satana, che cosa impariamo su di lui, sulle sue intenzioni e sui suoi piani e sul suo rapporto con Dio? Cosa impariamo sulla sovranità di Dio?
La domanda di Satana in 1:9, “Giobbe teme Dio senza motivo?”, è molto significativa. Che cosa sta insinuando Satana sulle motivazioni di Giobbe e sulle basi del suo rapporto con Dio? Se Satana ha ragione, come dovrebbe essere trattato Giobbe da Dio? Perché è importante per Dio permettere una così terribile prova?
In 1:13-19 Giobbe perde tutte le benedizioni secondarie che erano state elencate in 1:2-3. Alcuni elementi della tragedia di Giobbe hanno cause naturali (ad esempio, i Sabei al v.15), mentre altri sono soprannaturali (il fuoco dal cielo al v.16). Sappiamo che Satana è all’opera dietro le quinte, e sappiamo che nella visione del mondo dell’epoca di Giobbe, tali eventi non erano interpretati come tragedie casuali, ma come segni dell’ira divina; ciononostante a quale conclusione arriva Giobbe riguardo la causa delle sue perdite?
La risposta di Giobbe alle perdite subite è toccante (1:20-21). Come esprime il suo dolore e la sua devozione a Dio? In che modo la sua adorazione dimostra che l’affermazione di Satana in 1:9 era falsa? In che modo l’adorazione di Giobbe può guidare la nostra nei casi in cui Dio permette una perdita grande o tragica?
La seconda prova di Giobbe (2:1-13)
La dichiarazione del Signore in 2:3, secondo cui Satana lo avrebbe “incitato” contro Giobbe “senza motivo”, è chiara a un certo livello: il Signore riconosce che la prova era inutile e che Giobbe non meritava questo trattamento. Ma questa affermazione può anche essere preoccupante, perché sembra che Dio ammetta di essere stato manipolato. Ma come continua dio a difendere il suo servo da Satana? E l’eco della frase “senza motivo” (1:9) e “senza motivo” (2:3) implica forse una ragione più profonda dietro le azioni di Dio?
Satana risponde al Signore insinuando che la prima prova di Giobbe non era abbastanza profonda. Qual è la seconda proposta di Satana e perché ora pensa che questa possa spezzare la devozione di Giobbe verso Dio?
Riflettete sul breve discorso della moglie di Giobbe in 2:9. Avrebbe superato la prova di Satana in 1:9? Che cosa apprendiamo della qualità della fedeltà di Giobbe a Dio attraverso la risposta che fornisce alla moglie (v.10)?
Approfondimenti teologici
LA GRAZIA DI DIO. Giobbe vive la sua fede in modi belli ma costosi (cfr. 29:11-17), ma quando Dio gli toglie la famiglia e le ricchezze, Giobbe parla solo di ciò che Dio gli ha dato (1:21). Giobbe considera la sua vita profondamente benedetta un dono, non qualcosa che gli era dovuto in cambio del suo buon comportamento. Quando perde tutto, non è arrabbiato con Dio per averlo tradito, ma adora Dio con la stessa sincerità di quando godeva di tutte le sue benedizioni. Il rapporto di Giobbe con Dio è chiaramente basato sulla grazia, non sulla ricompensa o sul merito. Ciò che Giobbe ama di più nella vita è la sua profonda amicizia con Dio (cfr. 29:4); per lui, tutto il resto è un di più. Vediamo la grazia di Dio anche nella sua entusiastica raccomandazione di Giobbe. Sebbene Giobbe fosse un peccatore (cfr. 31:33-34), Dio ha avuto solo cose positive da dire sul “suo servo”, un termine che pone Giobbe nell’esaltata compagnia di Abramo (Gen 26:24), Mosè (Es 14:31) e Davide (2 Sam 7:5). Come vedremo, tutti si rivolteranno contro Giobbe, tranne Dio. Nessuno lo difenderà con tanto entusiasmo quanto Dio, e tutto questo per grazia, non per merito!
CRISTO PREFIGURATO. Giobbe non è un “uomo qualunque”. Di quanti di noi Dio direbbe: “Non c’è nessuno come lui su tutta la terra” (Giobbe 1:8)? E anche se Dio permette una sofferenza simile a quella di Giobbe nella nostra vita, nessuno di noi soffrirà in modo così estremo e totale come Giobbe. Sia nella sua profonda pietà che nella sua sofferenza, egli prefigura l’uomo più grande, Gesù Cristo, che soffre innocentemente l’ira di Dio per distruggere i piani maledetti di Satana e glorificare Dio.
RETRIBUZIONE E RICOMPENSA. Entrambi i Testamenti insegnano chiaramente che l’obbedienza fedele a Dio, anche se imperfetta, è ricompensata con la benedizione anche in questa vita (Elifaz ne dà una chiara definizione in 4:8; si veda anche Marco 10:29-30; Galati 6:7). Il libro di Giobbe non contraddice questo insegnamento, perché Giobbe terminerà la sua vita due volte più benedetto (Giobbe 42:10). Tuttavia, Giobbe ci darà una sfumatura nella comprensione della dottrina della retribuzione: a volte Dio interrompe le sue benedizioni permettendo l’ingresso nella ns. vita della sofferenza che vorremmo che ricadesse su qualche malvagio. Sebbene il libro di Giobbe ci insegni che queste esperienze sono temporanee, insiste anche sul fatto che Dio a volte le permette per sigillarci nel nostro rapporto con lui. Alla fine ne usciremo persone migliori!
DIVERSI TIPI DI SOFFERENZA. La sofferenza è diagnosticata in modi diversi nella Bibbia: a volte è il risultato diretto del peccato (cfr. Salmo 38:3-5); altre volte Dio permette il dolore per farci maturare come cristiani (cfr. Romani 5:3-5). Ma nessuna di queste spiegazioni è applicabile a Giobbe. I primi due capitoli di Giobbe dimostrano che la sofferenza di Giobbe non è dovuta a nessun peccato nella sua vita: nemmeno Satana può trovare qualcosa di sbagliato in lui! Inoltre, Dio non sta cercando di far crescere Giobbe spiritualmente. Giobbe è già un santo maturo – e se Giobbe avesse ricevuto qualche virtù spirituale dalla sua prova, Satana avrebbe potuto ripetere la sua accusa che Giobbe amava Dio solo per i benefici secondari, questa volta indicando i benefici spirituali invece di quelli materiali. Il libro di Giobbe insegna che i santi che servono Dio in modo imperfetto ma sincero a volte soffrono senza una ragione logica. La sofferenza di Giobbe è del tipo che porterà solo a una visione e una relazione più profonda con Dio stesso (Giobbe 42:5).
LA GLORIA DI DIO E LA PROVA DEI SANTI. “Giobbe teme forse Dio senza motivo?” (Giobbe 1:9) è una domanda che dovrebbe rendere nervoso ogni cristiano. È facile scivolare inconsciamente dall’onorare il Signore come unico vero tesoro e grande gioia, al considerarlo come un socio in affari o un Babbo Natale. Questo non è chiaramente vero per Giobbe: Giobbe ama e teme Dio solo per amore, a prescindere dalle benedizioni secondarie che potrebbe ottenere o perdere in questo rapporto. Questo è vero anche per noi? È utile usare l’adorazione di Giobbe in 1:5 come guida per la nostra quando siamo in buona salute, circondati dalla nostra famiglia. Ma saremmo altrettanto entusiasti nell’adorazione se fossimo in punto di morte o avessimo perso un figlio in un incidente stradale? Se Dio ci ama, a un certo punto ci metterà nella condizione di doverlo adorare per amore suo, nel bel mezzo dell’agonia. Il libro di Giobbe ci insegna che Dio deve a volte permettere questo tipo di sofferenza se vuole salvarci, perché un rapporto con Dio per amore di Dio, non considerandolo semplicemente come un dispensatore di benedizioni, è l’unico tipo di rapporto che ci salverà. Se amiamo Dio solo per quello che ci dà in questa vita e non per se stesso, stiamo servendo noi stessi, non lui. Quando Dio permette una sofferenza simile a quella di Giobbe nella nostra vita, il suo scopo più grande è quello di liberarci dalla nostra banalizzazione di Lui.
LA SOVRANITÀ DI DIO. Il libro di Giobbe ci offre un’ottima comprensione del dominio di Dio su tutte le cose. A volte i cristiani parlano di Dio come l’unica causa immediata dietro ogni evento della loro vita, ma Giobbe mostra che a volte anche altre forze ostili sono all’opera nella nostra sofferenza. Allo stesso tempo, è chiaro che Satana può attaccare la famiglia, la proprietà e la salute di Giobbe solo con il permesso di Dio e all’interno dei confini che Dio ha stabilito (1:12; 2:6). Inoltre, quando Dio parla finalmente a Giobbe, non scarica la colpa della sofferenza di Giobbe su Satana. Sebbene il Signore non sia la causa diretta della sofferenza di Giobbe, ne è comunque il responsabile finale (cfr. 42:11). Questo ci aiuta a capire la natura complessa del governo di Dio. Indipendentemente da ciò che noi credenti possiamo soffrire, siamo sempre nelle mani di un Dio amorevole.