Un mondo desertificato dalla sofferenza
Il mondo e la vita in generale possono apparire molto belli. Eppure la sofferenza, presto o tardi, arriva per tutti. Travestita in tante forme (malattie, depressioni, dipendenze, storie di abbandono, abusi, ecc.) è un fenomeno che, prima o poi in un modo o nell’atro, ci toccherà affrontare.
In aggiunta a questo, dobbiamo rilevare il fatto che non sempre troviamo spiegazioni al male. Ecco perché è facile pensare che se esiste un Dio grande e buono, è ingiusto se permette la sofferenza! Pensiamo ad esempio alle centinaia di migliaia di morti a causa degli tsunami e dei terremoti, ai milioni di morti sterminati nei campi di concentramento, ai milioni di bimbi abusati e coinvolti nelle reti pedofile, alla prostituzione minorile in Asia, alle carestie e alle guerre in africa, alle ingiustizie perpetrate nei confronti delle minoranze in certi paesi occidentali e alla violenza che certe malattie degenerative suscitano. Viene da dire che, se dobbiamo parlare di problemi nel mondo, l’ultima persona da tirare in ballo è proprio Dio.
Il bisogno di una risposta soddisfacente
Tuttavia non possiamo ignorare la questione. O pensiamo che sia tutto frutto del caso oppure una ragione dovrà pur esserci. La prima ipotesi sfocia in rassegnazione: è il CASO a governarci. Se invece non ci arrendiamo e desideriamo una risposta, l’unica opzione è aprirsi all’idea che ci sia qualcuno che diriga la storia. Non ci sono altre strade: o rassegnazione al caso o comprensione di chi ha il potere sull’universo.
Personalmente non ritengo soddisfacente che il nulla o il caso governino le nostre vite. A prova di questo pensiamo al nostro organismo: noi infatti non siamo solo un ammasso di muscoli, ossa, sangue messi insieme da composti chimici, ma siamo donne e uomini che hanno intelligenza, desideri, emozioni e soprattutto una coscienza che si agitano forti dentro di noi. Se andassi al supermercato e mettessi insieme tutti gli organi di una mucca certamente essa non tornerebbe a vivere. Ciò che le manca è appunto la VITA. Allo stesso modo noi non siamo una composizione di organi messi insieme come i lego, ma siamo esseri viventi con una coscienza e una vita che ci scorre nelle vene ed esistiamo fin tanto che qualcuno molto più grande e sapiente di noi mantiene collegata la nostra spina.
Se l’ipotesi che esista questo qualcuno ha dunque un senso, per la Bibbia è assolutamente normale riferirlo a Dio. Lui crea, modella e dirige la vita nel creato. E tutto questo lo fa in forza della sua sapienza e dei suoi piani che sono molto più alti e grandi di noi. Ma prima di affrontare la questione dal punto di vista personale, permettetemi di tracciare una prospettiva più ampia.
Riscoprire nella sovranità di Dio un’occasione di cura nei riguardi della tua sofferenza specifica
Dal punto di vista generale dobbiamo capire chi siamo noi e chi è Lui. Se siamo onesti con noi stessi dobbiamo ammettere di essere delle creature che si trovano in un perenne stato di bisogno. Per venire al mondo e per esistere abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri. Ci sono migliaia di concause alla nostra nascita e alla nostra crescita. Per respirare e mangiare abbiamo bisogno di bocca, naso, polmoni, stomaco, reni, cuore, intestino che collaborino insieme. Per stare bene abbiamo bisogno che tutte le cellule, gli enzimi, le proteine e ogni cosa del nostro organismo non abbia alterazioni. Per vivere abbiamo bisogno che la vita continui a scorrere dentro di noi. In poche parole siamo creature che non bastiamo a noi stessi. Siamo persone con dei limiti. Perciò quando parliamo di Dio dobbiamo farlo con cautela. Noi siamo solamente persone, ma Lui è altro rispetto a noi!
Le prime parole della Bibbia ci aiutano a inquadrare meglio chi è: “In principio Dio” (Genesi 1:1). In pratica, il Dio in cui viviamo ci muoviamo e siamo è Colui che è fin dal principio. Questa è la prima cosa che dice la Bibbia. In pratica è l’inizio il centro e la fine di ogni cosa. Se possiamo parlare di una storia passata che ci appartiene, se possiamo parlare di un futuro che ci attende, se possiamo parlare di un presente in cui agiamo e viviamo è perché fin dal principio esiste questo Dio. Ogni cosa si muove secondo il SUO disegno senza che alcuno possa dirgli “che fai” (Atti 17:24).
Lui dunque crea e dirige la storia e ogni singolo evento che accade nell’universo è riferito a Lui. E se Lui compie tutto ne consegue che lo fa perché ha uno scopo.
Sapere che il caso ha generato quella particolare sofferenza non porterà da nessuna parte. Anzi ci porterà a odiare la vita! A deprimerci ulteriormente! Ma vedervi la mano di Dio che crea e dirige la storia, seppur in maniera non sempre comprensibile, ci aiuterà a vedervi una prospettiva. Questo certamente non ci restituirà i nostri cari o i momenti felici passati insieme a loro, ma almeno ci aiuta a intravedere questo presente orribile come qualcosa che parte e finisce in Lui (Isaia 45:7).
Perciò la domanda è questa: in che modo il fatto che Dio compie le cose con uno scopo (anche se lancinante) aiuta ad affrontare la mia personale sofferenza? In che modo riconoscere la Sua grandezza e il suo potere su tutto l’universo è fonte di aiuto per la mia specifica situazione di sofferenza? Le parole di 1 Corinzi 1:27-31 tracciano una risposta utile:
“Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; 28 Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, 29 perché nessuno si vanti di fronte a Dio. 30 Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione; 31 affinché, com’è scritto: «Chi si vanta, si vanti nel Signore».”
La sofferenza ci trascina verso una vita che ci rende vulnerabili sotto ogni aspetto. Diveniamo pazzi dal dolore, deboli e spossati dal male che sentiamo, ci sentiamo sopraffatti e inghiotti dalle circostanze. Possiamo subire il disprezzo o sentirci in colpa per le cose che abbiamo fatto. Ma questo brano ci svela il piano di Dio: andare proprio verso queste persone così fragili e rotte dentro! Farsi carico di tutto il loro dolore! Servirsi proprio di queste situazioni così travagliate perché possiamo gustare la sua cura. E’ ciò che dice il testo: Lui ha scelto tutta questa moltitudine di persone desertificate dal dolore e dalla sofferenza perché in Lui possano gioire della Sua vittoria sopra tutto ciò che si oppone alla felicità. Questo brano ci restituisce Dio come il più grande salvatore che potessimo mai avere dalla nostra parte! Tutto avviene perché impariamo a sentire forte il suo amore per i deboli e i sopraffatti! Non è attratto da chi si sente superman, ma va incontro, si fa carico e affronta personalmente il dolore di ciascuno di noi!
Non siamo dunque noi, i nostri sensi o la nostra presunta idea di giustizia ad essere al centro della scena. Lo è Lui. Lo è la Sua sapienza salvifica (che qui è descritta essere giustizia, santificazione e redenzione)!
Certo questo non spiega in ogni dettaglio tutto quello che ci capita. Ma ci da l’opportunità di vedere una prospettiva diversa. Di affacciarci pure al dolore più estremo con la consapevolezza che se abbiamo fede in Lui le nostre lacrime non cadranno nel vuoto.! Che le nostre grida di dolore saranno ascoltate. Che le nostre ferite saranno curate dal sua mano amorevole. Lui va verso i deboli!
Riscoprire il valore della grazia di Dio
Il Signore, nella sua sapienza, ci da questa opportunità: di vedere la sofferenza come qualcosa che ci porta a conoscerLo e a vedere in Lui l’unico mezzo per risollevarci dal nostro pantano e superare i momenti difficili! Il suo scopo per l’universo e la sua sapienza li dirige verso di noi perché possiamo riconoscerlo quale supremo salvatore e fonte di ogni bene. Ma un’ultima cosa è doverosa dirla: questa Sua volontà di dirigersi verso i pazzi, gli ignobili, i disprezzati ecc (anzi il testo è ancora più forte, dice “sceglie”), dobbiamo inquadrarla come un atto di grazia. Dio non avrebbe fatto alcun torto se avesse voluto lasciarci nel pantano della nostra vita. Qualcuno penserà “ma io mica ho fatto male a qualcuno”! In realtà sappiamo tutti che la nostra vita è costellata di situazioni in cui subiamo e facciamo subire dolore agli altri! A volte siamo noi, altre volte sono gli altri la causa del nostro dolore. La Bibbia chiama tutto questo “peccato”, e a causa di questo saremmo meritevoli di ben altro trattamento amorevole da parte di Dio. Quando si ha a che fare con persone difficili, è facile lasciarle lì dove sono a gestire le loro problematicità…abbandonarle a loro stesse, al loro destino; ma questo non è ciò che ha fatto Lui. Questo brano che abbiamo appena letto dice chiaramente che Lui “sceglie” i distrutti e i fiaccati dalla vita perché trovino solo in Lui la speranza di una nuova vita!
Perciò non perdiamoci d’animo, facciamo nostre queste verità e giorno dopo giorno, lacrima dopo lacrima, ripensiamo a queste parole. Predichiamo nella nostra mente il fatto che Dio SCEGLIE di amare in questo modo dedicato per la nostra gioia e felicità eterna! Questo é ciò che dice la Bibbia. Prego che queste parole possano aiutarci a risollevarci e curare il nostro dolore!