Gesù, veduto ciò, si indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano da me; non glielo vietate, perché il regno di Dio è per chi assomiglia a loro. In verità io vi dico che chiunque non avrà ricevuto il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà affatto». E, presili in braccio, li benediceva ponendo le mani su di loro. (Marco 10:14-16)
Oggi, quando pensiamo ai bambini, tendiamo a concentrarci sulle loro qualità soggettive: sono carini e coccolosi, e a volte pensiamo erroneamente che siano perfetti e al centro dell’universo. Questa visione contemporanea dei bambini in realtà non ci aiuta a capire ciò che Gesù intendeva quando disse: “Lasciate che i bambini vengano a me”.
Sono le caratteristiche oggettive dei bambini che sono veramente al centro dell’illustrazione di Gesù. I bambini non votano. Non hanno la patente di guida. Gli adulti non chiedono loro spesso di prendere decisioni su eventi significativi della loro vita o di quella delle loro famiglie. Nella loro infanzia, sono completamente dipendenti da qualcun altro. In parole povere, i bambini piccoli sono piccoli e indifesi, senza molte pretese o meriti apparenti.
Non è quindi una meraviglia che i bambini siano accolti così calorosamente da Gesù? Ma anche se è certamente meraviglioso, non dovrebbe sorprenderci se consideriamo quanto spesso Dio usa i miti e gli umili in modi potenti. Non possiamo sperare di entrare in paradiso grazie ai nostri meriti o alla nostra autostima. Il regno di Dio appartiene invece a persone bisognose, sole e indifese, che non hanno alcuna pretesa o merito proprio, proprio come i bambini.
Quando ci rendiamo conto di cosa significa essere come un bambino, cominciamo a capire che il nostro ingresso nel regno può avvenire solo dopo aver accettato il nostro stato di impotenza e di dipendenza. Veniamo a Cristo non con le mani piene delle nostre capacità o dei nostri successi, ma con le mani vuote, pronte a ricevere. E, cosa straordinaria, il Vangelo ci dice che dobbiamo guardare a Dio stesso, che ha assunto la carne di un bambino indifeso. È giusto, quindi, che l’ingresso nel suo regno sia goduto da coloro che seguono il suo umile esempio.
L’abbraccio di Gesù ai bambini in questi versetti abbassa il nostro orgoglio e ci raccoglie nella nostra debolezza. Forse considerate il vostro lavoro lodevole o la vostra posizione degna di nota e vi trovate a desiderare di essere un benefattore e non un beneficiario. O forse sapete che gli altri hanno una scarsa considerazione di voi (o voi stessi avete una scarsa considerazione di voi stessi) e vi stupite che Dio voglia darvi qualcosa, per non parlare del fatto che non vede l’ora di passare l’eternità con voi. Indipendentemente dal vostro carattere o dalle vostre circostanze, venite a Gesù ogni giorno con una fiducia infantile, consapevoli della vostra debolezza e impotenza. Questa, e solo questa, è la via per entrare nel Suo regno e per godere della benedizione della vicinanza a Lui.