La premessa
Per alcuni risulterà strano vedere come la Bibbia dedica moltissime pagine a parlare dell’uomo inteso come creatura decaduta e colpevole. Potrà sembrare superfluo o stucchevole, tuttavia è la premessa per comprendere l’opera di salvezza che Dio ha compiuto. Vediamo in che modo il Salmo 51 ci offre una pista per comprendere meglio questo argomento:
1 Al direttore del coro. Salmo di Davide, quando il profeta Natan venne da lui, dopo che Davide era stato da Bat-Sceba. Abbi pietà di me, o Dio, per la tua bontà; nella tua grande misericordia cancella i miei misfatti. 2 Lavami da tutte le mie iniquità e purificami dal mio peccato; 3 poiché riconosco le mie colpe, il mio peccato è sempre davanti a me. 4 Ho peccato contro te, contro te solo, ho fatto ciò ch’è male agli occhi tuoi. Perciò sei giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi. 5 Ecco, io sono stato generato nell’iniquità, mia madre mi ha concepito nel peccato. 6 Ma tu desideri che la verità risieda nell’intimo: insegnami dunque la sapienza nel segreto del cuore. 7 Purificami con issopo, e sarò puro; lavami, e sarò più bianco della neve. 8 Fammi di nuovo udire canti di gioia e letizia, ed esulteranno quelle ossa che hai spezzate. 9 Distogli lo sguardo dai miei peccati, e cancella tutte le mie colpe. 10 O Dio, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo. 11 Non respingermi dalla tua presenza e non togliermi il tuo santo Spirito. 12 Rendimi la gioia della tua salvezza e uno spirito volenteroso mi sostenga. 13 Insegnerò le tue vie ai colpevoli, e i peccatori si convertiranno a te. 14 Liberami dal sangue versato, o Dio, Dio della mia salvezza, e la mia lingua celebrerà la tua giustizia. 15 Signore, apri tu le mie labbra, e la mia bocca proclamerà la tua lode. 16 Tu infatti non desideri sacrifici, altrimenti li offrirei, né gradisci olocausto. 17 Sacrificio gradito a Dio è uno spirito afflitto; tu, Dio, non disprezzi un cuore abbattuto e umiliato. 18 Fa’ del bene a Sion, nella tua grazia; edifica le mura di Gerusalemme. 19 Allora gradirai sacrifici di giustizia, olocausti e vittime arse per intero; allora si offriranno tori sul tuo altare.
Ai v.5-6 Davide spiega perché è importante affrontare questo argomento: perché qui sta la vera sapienza:
5 Ecco, io sono stato generato nell’iniquità, mia madre mi ha concepito nel peccato. 6 Ma tu desideri che la verità risieda nell’intimo: insegnami dunque la sapienza nel segreto del cuore.
Letteralmente dice: Ecco io mi contorco nell’iniquità (iniquità traduce la parola ebraica ‘avon che indica tutto ciò che fa vivere in modo opprimente). E’ come se stesse dicendo: “Ecco, in quanto essere umano generato da una madre, riconosco di vivere un’esistenza che mi fa contorcere dolorosamente nella mia stessa perversione. Mia madre mi ha concepito così. Tuttavia, Signore, tu desideri che la verità risieda nell’intimo, in particolare questa verità, questa testimonianza, questa dottrina risieda lett. nelle regioni interne della mia vita. Perciò ti chiedo che questo produca in me maggiore sapienza! Fa si che questa verità riguardo la mia iniquità risuoni continuamente nel mio cuore! Che tutto questo riflettere sul peccato faccia albergare la sapienza nel mio cuore”. Questa è la miglior cosa che potremmo mai chiedere per noi stessi!
Questo dunque è il motivo per cui oggi parleremo dell’uomo come creatura decaduta e colpevole. A prescindere dalla nostra convinzione o dal numero di volte che ne abbiamo sentito parlare, la testimonianza di questa verità deve risuonare nelle nostre orecchie. Perché qui sta la vera sapienza. E solo allora, potremo fare nostre le sue parole quando dice al v.12:
Rendimi la gioia della tua salvezza e uno spirito volenteroso mi sostenga.
“Rendimi la gioia della tua salvezza”, dice Davide, “non solo perché è bella “fine a sé stessa”, ma è vista rapportata a me e alla mia condizione spirituale così orribile. La tua salvezza è la benedizione che mi rende più felice perché la vedo impattare nella mia vita iniqua”.
Molti cristiani oggi vedono la salvezza di Cristo, come un’ottima cosa, ma non la più importante che potesse loro capitare. E questo genera una conseguenza molto evidente: il loro spirito è spento. Non batte. Non arde. Si va avanti perché si deve andare avanti (anche se non si sa come). Passano i mesi, gli anni e nessun sentimento o convinzione forte ha edificato la nostra vita e ha equipaggiato la nostra corsa in questa terra. Se vogliamo vedere uno spirito volenteroso in noi, che ci sostiene in mezzo ai momenti più bui della nostra vita, se vogliamo traboccare di gioia, proprio come lo sarebbe un malavitoso graziato, è alla questione del peccato che dobbiamo andare.
La definizione
Perciò la domanda che dobbiamo farci è: cos’è il peccato? E come mai esso accompagna la vita delle persone? Se siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio, perché portiamo i segni maledetti di questo fardello? In questo Salmo Davide non da una spiegazione dogmatica, tuttavia, l’esperienza del peccato con Bat-Sceba (v.1) diventa un motivo di insegnamento generale.
Il peccato è la perturbazione della vita che Dio ha creato. Questa è la prima grande verità cosa ci insegna la sua esperienza. E’ una frattura e una deviazione drammatica. E tutto il mondo ne è soggetto, non solo la madre di Davide. E così via a ritroso fino al primo uomo e alla prima donna. E Davide lo riconosce, infatti al v.3 riconosce che il suo peccato è sempre davanti a lui. Non il peccato specifico con Bat Sceba e Uria, ma più che altro la condizione di vita che in generale è violentata dal peccato (questo significa il mio peccato, lett. Chatta’ah, non un peccato specifico ma un problema generalizzato). Davide sta dicendo: “la mia condizione è questa: che il mio peccato lo vedo sempre davanti a me. Davanti a me quando parlo, davanti a me quando faccio qualunque cosa. Sempre. Non riesco a toglierlo di mezzo. E’ qualcosa di appiccicato addosso che mi fa vivere in una condizione che non vorrei”.
Il peccato è una perturbazione della vita che Dio ha creato e peggio ancora non dobbiamo fare nulla per averlo. Lo ereditiamo alla nascita.
E da questo dramma generale che caratterizza la sua esistenza (come quella di tutti gli esseri umani, compresi noi oggi) si pone un altro problema. Il problema dei peccati. Si deve parlare quindi di peccato e di peccati, come dice appunto il v.9: Distogli lo sguardo dai miei peccati, cioè distogli lo sguardo dalle mie azioni peccaminose. Dobbiamo quindi parlare di peccato come condizione generale e peccati come atti malvagi che commettiamo consciamente e inconsciamente.
Le conseguenze sul piano universale
Il problema dell’uomo è enorme: non solo siamo nati nel peccato convivendo in questo stato permanente, ma non possiamo fare altro che commettere continuamente dei peccati. Tutte le dimensioni di vita ne sono colpite. E questo ci pone in un serio problema di giustizia. In questa condizione ci ritroviamo lontano da Dio, irrimediabilmente colpevoli e meritevoli di condanna. Ecco perché al v.4 dice: Ho peccato contro te, contro te solo, ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi. Perciò sei giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi. Cioè quello che Davide ha fatto lo pone in una condizione di colpa nei confronti di Dio (per Lui, che è Santo, ogni peccato è mortale nel senso che separa radicalmente da Lui. C’è quindi da stare attenti a come ci poniamo davanti alla questione del peccato, Davide ci mette in allerta).
La corruzione è quindi totale: tutta la vita di Davide, come abbiamo letto, è compromessa. Il peccato ha a che fare con lui nella sua totalità. E se questo è vero per lui, che è chiamato “l’uomo secondo il cuore di Dio”, tanto più lo è per noi!
La corruzione è universale: tutti gli individui ne sono soggetti. Tutti siamo peccatori, giovani, vecchi, donne o uomini:
2 Il SIGNORE ha guardato dal cielo i figli degli uomini, per vedere se vi è una persona intelligente, che ricerchi Dio. 3 Tutti si sono sviati, tutti sono corrotti, non c’è nessuno che faccia il bene, neppure uno.
(Salmo 14:2-3)
Questo dunque è ciò che possiamo capire dall’esperienza delittuosa di Davide. Ed è chiaro che questa condizione di peccato e peccati lo porta riflettere sul fatto che è stato autore (oltre che vittima) di grande sofferenza. Lo ammette chiaramente al v.14: Liberami dal sangue versato, o Dio. Letteralmente dice “strappami via” (rimanda a un’azione urgente). Stessa cosa è ciò che prega Davide: “fallo subito, ti prego liberami, strappami via dal sangue versato”.
Anche qua la parola ebraica per sangue versato è fortissima perché descrive l’immagine di un liquido versato in gran quantità. Non è solo qualcosa di lieve. Non è un graffio quello che Davide ha causato, ma un problema di una fuoriuscita incontrollata e abbondante di sangue. “Toglimi via velocemente da questo dramma” sta pregando Davide!
Il peccato è sistemico: ha a che fare con Dio e con il prossimo. In questo Salmo lo vediamo chiaramente. La colpa di Davide produce conseguenze negative nel rapporto con i suoi sudditi (bar Sceba e Uria ad esempio) ma sopratutto con il Signore! Queste sono le conseguenze sul piano universale.
Le conseguenze sul piano personale
Ora chiediamoci che insegnamento possiamo trarre a livello personale. Mi limiterò a citarne uno solo, ovvero che c’è una speranza. Davanti a questo dramma impossibile da risolvere con le nostre sole forze, Davide ci mostra la possibilità di vedere una luce ben riassunta nei primi versi del vangelo di Matteo:
1 Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abraamo. […] 6 e Iesse generò Davide, il re. Davide generò Salomone da quella che era stata moglie di Uria
La genealogia di Gesù Cristo è una magnifica testimonianza della grazia di Dio e anticipa il ministero del suo Figlio, Gesù Cristo, l’amico dei peccatori, il quale non è venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori (Matteo 9:13). Il Gesù che viene qui introdotto è Colui capace di redimere il passato turbolento, pure di quello del peggiore dei peccatori!
Nei discendenti descritti sono presenti uomini donne che spesso si macchiarono di atti di crudeltà, infedeltà, immoralità, idolatria e apostasia. Le loro storie sono narrate nell’AT e presentano descrizioni impietose di comportamenti orribili. Nonostante ciò in Gesù possiamo vedere la loro storia cambiata! La sua venuta affronta il problema del peccato! Gesù Cristo, figlio di Davide, colma i fallimenti, sana le ferite e le ingiustizie e traccia una nuova direzione di vita! In Gesù siamo davanti a un nuovo inizio, l’alba di una nuova creazione! Gesù ha assunto su di sé tutto il peso di quelle immoralità e sofferenze affinché pure noi potessimo trovare speranza in lui nel vedere fiorire una nuova vita in noi!
E’ nella fede in Gesù Cristo che le suppliche di Davide possono essere anche le nostre. In Cristo possiamo vedere che Dio ha avuto pietà pure di ciascuno di noi (v.1). Ha agito con bontà non perché è un’incosciente ma perché è misericordioso. Ha lavato le iniquità e ha purificato il peccato (v.2). Questa è l’esperienza che Davide ha voluto condividere con noi nel Salmo 51. Tutto ciò è sicuramente servito per insegnargli la vera sapienza (v.6). Dobbiamo pregare che questo sia lo stesso anche per noi.
Qualcuno potrebbe chiedersi: che prove abbiamo che Davide acquisì davvero maggior sapienza? La prova sta nella preghiera che fece prima della sua morte, in occasione dell’edificazione del tempio in 1Cronache 29. Sono parole che evidenziano una fede tutt’altro che scontata. Difficilmente Davide le avrebbe potuto proclamare con la stessa intensità se prima non fosse stato piegato dalla disciplina del Signore. Sono parole scaturite da un cuore che fatto esperienza dell’amore smisurato di Dio che ha lavato il suo peccato e certamente, grazie all’unico sangue che può davvero purificare e lavare, ovvero quello di Cristo (v.7), lo ha pure mondato. Certamente Dio (v.8) ha spezzato le sue ossa e lo ha sottoposto a una dura disciplina (ha infatti visto morire il figlio nato da quell’unione sbagliata; il suo regno ha subito una guerra civile tremenda in cui un altro dei suoi figli subì la morte), tuttavia ha riconosciuto che in questo Dio è possibile gustare la dolcezza della misericordia (ecco perché al v.8 parla del desiderio di udire nuovi canti di gioia e letizia, al v.10 racconta come il Signore gli ha creato un cuore puro e gli ha rinnovato lo spirito e al v.11 ricorda che non è stato respinto)!
Davide sa che il Signore è giusto ma anche generoso e misericordioso. Giusto perché non è passato oltre al peccato, tuttavia non lo ha abbandonato in preda al male. E questa è la stessa esperienza che possiamo fare anche noi! Non c’è peccato che il sangue di Cristo non possa lavare.
Perciò, in conclusione, consideriamo le parole di questo Salmo. Consideriamo i misfatti di Davide come azioni che, in un modo o nell’altro possono caratterizzare anche la nostra stessa vita. Riflettiamo se dentro di noi nutriamo la stessa preoccupazione di Davide riguardo al peccato. O se invece finiamo a sottovalutare la sua minaccia. Consideriamo tutto ciò alla luce della bontà del Signore che non lascia il peccatore privo di una speranza.
Pure il peggiore dei peccatori trova in Cristo un motivo per riemergere dal proprio pantano! La speranza di Cristo risuona di giustizia e recupero e la croce è il simbolo dove tutti i peccati e le colpe sono stati ridotti al silenzio! Nella sua morte Cristo ha svuotato il loro furore e ha trionfato perché ciascuno potesse godere appieno del dono della nuova vita! Davide sapeva che, nonostante causò la morte di innocenti e sparse molto sangue, tuttavia proprio nel Messia promesso che sarebbe venuto attraverso la sua discendenza il dramma del peccato e dei peccati sarebbe stato superato.