Siamo tutti figli di Dio?

Se dicessi che “i figli sono sempre benvenuti a casa dei genitori”, sarei sicuro di essere approvato. Mi ricordo che da bambino i miei genitori mi dicevano spesso “noi ti vorremo sempre bene”. Penso che sia un’esperienza di tutti (o comunque di molti), il fatto che ne potremmo fare di tutti i colori, ma la porta di casa dei genitori resterebbe sempre aperta! I figli sono sempre benvenuti a casa dei genitori.

 

Un sentire comune

In un recente sondaggio svolto durante una serata evangelistica nella mia chiesa, più della metà degli invitati ritenevano vero che tutti gli esseri umani siano figli di Dio.

Probabilmente l’espressione “siamo tutti figli di Dio” non si usa tutti i giorni, ma credo sia un’idea a cui si tenga. E’ una convinzione che sta alla base di quello che siamo e che facciamo (soprattutto qui in Italia). 

A livello di società siamo convinti che la solidarietà e una certa fratellanza universale siano valori molto importanti. Mentre a livello individuale pensiamo cose tipo “mangi come un animale”. Cioè sembra che partiamo tutti dal presupposto che gli esseri umani siano tutti accomunati, cioè “fratelli” (senso orizzontale), e che al contempo sono in qualche modo diversi, superiori agli altri animali, come se avessero una scintilla “divina” in loro (senso verticale). 

Un esempio molto interessante di questa visione del mondo è l’Inno alla gioia di Beethoven. Non so se lo avete mai ascoltato, ma l’originale ha una parte cantata, e le parole sono molto interessanti: “Gioia, bella scintilla divina, / figlia dell’Elisio, / tutti gli uomini diventano fratelli, / dove posa la tua ala soave. / Fratelli, sopra il cielo stellato / deve abitare un padre affettuoso. / Cadete in ginocchio, moltitudini? / Intuisci il tuo creatore, mondo?” 

Sentite cosa dice Beethoven? Grazie alla gioia della musica gli esseri umani capiscono di essere tutti fratelli (senso orizzontale). E non solo questo. Capiscono anche che sopra il cielo stellato (senso verticale) abiti un padre affettuoso. Cioè capiscono di essere tutti quanti figli di Dio. Dio è questo padre bonario di tutti, che accetta tutti e non ha particolari esigenze.

Questo è il fondamento della nostra cultura cosmopolita e inclusiva, no? L’Inno alla gioia è l’inno dell’Unione Europea! Forse non ti piace parlare di “Dio”, preferisci “Madre natura” o “il Padre eterno”, ma hai questa convinzione da qualche parte dentro di te che alla fine tutti noi esseri umani proveniamo dalla stessa fonte, e, questo è interessante, andiamo verso la stessa meta. Magari non ci piace pensare al giudizio finale, come non piaceva a Beethoven e a molti altri. Ma se proprio ci ritroviamo a pensare a qualcosa che assomiglia all’aldilà, ipotizzando che Dio esista davvero, alla fine non ci preoccupiamo troppo. “Sono sua figlia, troppo male non può andare. Dio è pur sempre mio padre, in qualche modo me la caverò”. 

Vedete fino a che punto, anche se non usiamo quella espressione “siamo tutti figli di Dio”, in un qualche modo siamo convinti che abbia una certa consistenza!

 

Il recente insegnamento cattolico

La prospettiva dell’attuale papa (Bergoglio) non è molto lontana da questa.

Prima della sua recente visita in Iraq in vista di un incontro inter-religioso sulla piana di Ur,  nel 2020 è diventata celebre la sua dichiarazione circa il fatto che gli “omosessuali sono figli di Dio”. Ma la cosa interessante di questa affermazione non è tanto la questione dei diritti civili dei gay, ma il fatto che il papa sembra dare per scontato che tutti, compreso gli omosessuali, sono figli di Dio. D’altronde, lo aveva già detto un paio di anni fa, a Corviale, rispondendo alle domande di alcuni bambini, disse che “tutti sono figli di Dio”, anche se il battesimo ci rende “più figli”. 

È dei primi mesi del 2020 fa la sua terza enciclica intitolata, appunto, “Fratelli tutti”. Insomma, sembra proprio che papa Francesco ci tenga che sappiamo che tutti gli esseri umani sono figli di Dio (in un modo non molto diverso da come lo propugnava Beethoven). Dio è il padre affettuoso di tutti. Non c’è niente di cui preoccuparsi. I figli sono sempre benvenuti nella casa dei genitori. E tutti gli uomini, in un modo o nell’altro, sono figli di Dio.

 

Una domanda difficile

Al che sorge una domanda: al di là delle belle affermazioni, che ne è della figliolanza per i terroristi islamici che ultimamente hanno seminato terrore e morte in mezza Europa e Medio Oriente, o degli uomini che rapiscono bambini per venderli come prostitute e soldati, o dei caporali che schiavizzano persone nei campi di frutta e verdura in Sud Italia, o dei mafiosi che hanno rovinato l’Italia e assassinato migliaia di persone e rappresentanti della legge, fra cui Falcone e Borsellino? Che ne è della loro figliolanza? Cosa penseremmo se dovessimo vedere Dio fare loro semplicemente una ramanzina, prima di farli entrare in paradiso? Forse che Dio li ritenga solo “figli sbandati”? Saremmo ancora sicuri di poter dire che Dio sia un padre giusto?

 

La riposta biblica

Giovanni, l’evangelista, proprio all’inizio del suo vangelo risponde in maniera pertinente a questo quesito:

Giovanni 1:1 Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. 2 Essa era nel principio con Dio. 3 Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. 4 In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. 5 La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta.
6 Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Egli stesso non era la luce, ma venne per rendere testimonianza alla luce. 9 La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. 10 Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l’ha conosciuto. 11 È venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto; 12 ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, 13 i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio.
14 E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.

La prima cosa che notiamo, è che Dio ha creato il mondo, ma il mondo è nelle tenebre. Giovanni sta riassumendo la creazione, dice “nel principio”. E al v.4 vuole farci sapere che la Parola con cui Dio ha creato il mondo è ciò che tiene il mondo in vita, è ciò che dà una luce a tutti gli uomini, in ogni senso possibile. Ma se facciamo attenzione il v.4 dice che questa Parola era la luce degli uomini, e poi, al v.5 dice che la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta. La Parola splende per gli uomini e nelle tenebre. Gli uomini sono nelle tenebre. Quindi anche noi lo siamo. 

Noi esseri umani, tutti, da quando nasciamo, siamo nelle tenebre, siamo ciechi, perché non riconosciamo il nostro creatore. E siamo nelle tenebre perché non vogliamo uscire alla luce, non vogliamo che quello che facciamo segretamente venga alla luce.

Quindi sì: siamo tutti accomunati in orizzontale, siamo superiori (in verticale) agli altri animali, siamo tutti creature di Dio. Ma siamo creature nelle tenebre, non conosciamo Dio, e nelle tenebre sembra proprio che vogliamo rimanerci. Dio ci ha creato, ma noi siamo nelle tenebre.

 

Seconda cosa che vediamo è che la Parola è venuta nel mondo, ma il mondo l’ha rifiutata. Guardate il v.14, molto chiaro: la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre. La persona più importante del mondo, il centro attorno a cui ruota tutto quello che esiste, Gesù Cristo, ha camminato sulla terra.

Ma al v.10 c’è un “ma”: egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l’ha conosciuto. È venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto. Sentite il paradosso? È come se domani Mark Zuckerberg entrasse al quartier generale di Facebook in California e un portinaio lo fermasse chiedendogli se ha preso un appuntamento. Sicuramente risponderebbe: Questo posto è mio, sono io che ti do da lavorare! Ma è questo che Giovanni sta dicendo: proprio le sue creature, che sono illuminate da Lui, che hanno la vita grazie a Lui, proprio loro lo rifiutano!

Le persone dell’epoca andavano da lui per vedere i suoi miracoli, ma non volevano davvero ascoltare quello che diceva. E anche noi forse a volte pensiamo a Gesù come a uno sciamano, un santone, o un filosofo hippy, qualcuno che ci intrattiene finché ne abbiamo voglia, ma non vogliamo realmente ubbidirgli. Gesù è venuto per togliere il peccato del mondo, lui è venuto per regnare su tutto e tutti. Ma Giovanni ci dice: il mondo non l’ha conosciuto. 

Di natura, non vogliamo ammettere il nostro peccato davanti a Lui. Di natura, non vogliamo che Lui regni su di noi e su tutto il mondo.

Sì, siamo tutti “fratelli”, ma ciò che ci accomuna non è il fatto di essere figli di Dio: ciò che ci accomuna è che abbiamo rifiutato il Figlio di Dio.

Forse per te essere un figlio o una figlia di Dio è un dato di fatto. Ti consideri figlio di Dio per il semplice fatto che sei stato battezzato e che ogni tanto vai a messa; o magari pensi che più o meno figli lo siamo tutti, quindi non c’è troppo da preoccuparsi. 

Ma che figlio saresti se non riconosci tuo fratello maggiore? Giovanni l’evangelista non parla mai di noi uomini come di figli che amano il loro Padre nei cieli, ma parla continuamente di quanto Dio Padre adora il suo unico Figlio, Gesù, e di quanto Gesù ama suo Padre alla follia, e fa tutto per piacergli. L’unico rapporto padre-figlio che conta è quello fra Dio Padre e Dio Figlio, e gli uomini sono descritti per la stragrande maggioranza come estranei, nemici, o addirittura figli del diavolo.

Quindi, se abbiamo capito bene cosa dice Giovanni, il punto è che tutti noi esseri umani siamo tutti creature di Dio, ma che sono nelle tenebre riguardo a lui e che anzi quando Lui viene nel mondo lo rifiutano. Non proprio quello che pensava Beethoven, vero? E mi sembra anche un quadro un po’ diverso da quello che lascia intendere il papa…

Insomma, Giovanni ci sta dicendo: nessuno nasce figlia o figlio di Dio. Però alcuni lo diventano.

 

Questo è l’ultimo passaggio. Quelli che credono in lui diventano figli di Dio. I suoi non l’hanno ricevuto, ma v.12, a tutti quelli che lo hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome. E da come lo dice, sembra che “credere in lui” non significa semplicemente accettare che Gesù è esistito, o dire che il cristianesimo è meglio dell’islam. “Credere nel suo nome” vuol dire credere nella sua identità e nella sua missione, in tutto quello che lui diceva di se stesso! Lui ha detto cose come: Io sono la luce del mondo. Io sono la via, la verità e la vita, nessuno arriva a Dio se non attraverso di me. Io giudicherò i vivi e i morti. 

Chi ha fede in queste cose è un figlio di Dio. O meglio: chi crede che tutte queste cose sono vere SOLO DI LUI, e di nessun altro.

 

Due certezze

Quindi, due cose certe, no? Se crediamo che le cose che dice la Bibbia su Gesù sono vere, diventiamo sicuramente figli di Dio. Se NON crediamo questo, sicuramente NON SIAMO figli di Dio! A tutti quelli che lo hanno ricevuto, egli ha dato questo diritto. A tutti quelli che non l’hanno ricevuto, non è stato dato questo diritto. Quello che è certo, è che non nasciamo figli di Dio. Anzi la Bibbia ci dice proprio che per essere figli di Dio bisogna nascere da Dio. Vedete il v.13? Quelli che credono in lui non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio. È come se Giovanni stesse dicendo: di natura siamo così poco inclini a credere in Gesù, la nostra situazione è così grave e compromessa che l’unico modo per rimettere a posto le cose è rifare tutto da capo, nascere di nuovo, da Dio e non da un essere umano. Se Dio ci fa rinascere possiamo ricevere Gesù, credere in lui, e diventare così figli suoi.

Noi, che senza di lui saremmo nelle tenebre totali, che senza di lui non potremmo respirare, che davanti a Dio in persona non ci umiliamo come dovremmo, non siamo suoi figli, di natura. Possiamo diventarlo, ma bisogna nascere da Dio. 

Alcuni pensano che Dio sia un padre affettuoso per tutti gli uomini, e non pensano mai a lui come un giudice severo. Beethoven pensava questo, e alcune affermazioni del papa vanno in questa direzione. Andrà tutto bene, siamo tutti, bene o male, figli di Dio, e in un modo o nell’altro ce la caveremo davanti al suo giudizio. Ma Giovanni non sembra essere d’accordo. Lui pensava che sì, tutti gli uomini sono creature di Dio, ma nascono nelle tenebre e rifiutano Gesù di natura, ma che alcuni credono in Lui e per questo diventano figli di Dio.

Riprendendo la frase iniziale (i figli sono sempre benvenuti nella casa dei genitori), cosa succede se non siamo figli di Dio? Cosa ci fa pensare che Lui ci aprirà quando busseremo alla sua porta?

Finché siamo convinti di essere figli suoi, possiamo pensare che in qualche modo riusciremo ad entrare. “Sono sua figlia! Possiamo anche aver litigato tutta la vita, ma sono sua figlia. Mica può lasciarmi fuori”. Sì, ma se non siamo suoi figli? Cosa farà Dio quando busseremo a casa sua?

L’unico modo per essere sicuri che ci accoglierà è diventare suoi figli attraverso la fede in Gesù!

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