Viviamo in una cultura che sta compiendo uno sforzo totale per distruggere gli uomini, distruggere le donne, le famiglie, i valori sani, i bambini, il matrimonio. Si tratta di un attacco totale e massiccio riscontrabile a ogni livello della vita quotidiana. Ma il punto è questo: la fede in Cristo non significa semplicemente aggiungere Cristo alla ns. vita, ma è una trasformazione completa, radicale, da cima a fondo, da parte a parte della tua vita; e tutti gli aspetti della tua vita sono interessati da questo cambiamento. Ecco perché il capitolo 4 inizia dicendo che devi camminare in modo degno della vocazione con cui sei stato chiamato. Sei stato chiamato dalle tenebre alla luce, sei stato chiamato nel regno di Dio, sei stato adottato come figlio di Dio, appartieni eternamente alla famiglia di Dio e questo richiede una vita completamente diversa ad ogni livello e in ogni momento della tua vita.
Se, come dice Efesini 5:1, Siamo in Cristo, allora vivremo imitando Dio, come Suoi amati figli, cammineremo nell’amore, lavoreremo continuamente nella ns. vita per combattere la ns. innata immoralità, impurità, avidità. Al v. 8, dice: “in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce“.
E poi, al v.15 dice: “Camminate non da sprovveduti ma da saggi“. Quindi se il vangelo è davvero all’opera, tutto cambia; è l’impulso del potere della rigenerazione che, come dice il v.18, viene dallo Spirito. Lascia che lo Spirito di Dio controlli la tua vita. Lo Spirito vive dentro di te come credente; controllerà la tua vita sul sentiero della rettitudine, della pietà e della virtù.
Quindi questa è la spinta generale: la trasformazione di un peccatore, in una imitatore di Dio.
Ma ora, dal v. 21 del cap. 5 e per tutto il cap. 6 Paolo apre l’argomento delle relazioni. I primi 20 versetti del cap.5 riguardano la vita personale di ciascuno di noi, i comportamenti, le sue raccomandazioni da un punto di visto di contegno individuale. Ma dal v.21 c’è una transizione. La vedi? Si passa dal “fate questo, non fate questo” al “tra di voi: “sottomettetevi gli uni agli altri nel timore di Cristo“. In altre parole, sta dicendo: “se sei di Cristo, la fede in lui, ti spingerà ad affrontare le tue relazioni di vita con una spinta diversa: la sottomissione”.
Se sei veramente convertito e trasformato, questa è l’aspettativa fondamentale della tua vita. Devi essere sottomesso. Dobbiamo sottometterci gli uni agli altri. Questa è la questione, è molto semplice. Chiunque tu sia, donna, uomo, lavoratore, marito, moglie, figlio, sei chiamato/a a sottometterti continuamente, a ubbidire.
v.21: sottomettendovi gli uni agli altri (e qui dentro ci siamo tutti noi, tutte le categorie di persone, indipendentemente dal genere, dal lavoro, dalla posizione sociale]. Questo è il concetto che verrà sviluppato anche nei versi successivi. Guarda infatti:
v.22-24 Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti,
v.24 la chiesa è sottomessa a Cristo
v.25 Mariti, siate sottomessi all’amore per le vostre mogli,
6:1 Figli, ubbidite
6:5 Servi, ubbidite
6:9 Padroni, agite allo stesso modo verso di loro astenendovi dalle minacce
Ma cosa significa sottomettersi gli uni agli altri (5:21)? Guarda Filippesi 2:3-8:
Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.
v.3 ”Non fate nulla” (e qui c’è una descrizione di cosa significa sottomettervi agli altri) “non fate nulla per egoismo o per vuota presunzione, ma con umiltà d’animo consideratevi gli uni gli altri più importanti di voi stessi”. v.5 abbiate in voi lo stesso sentimento di Cristo. Questa è ciò che dice. Se vuoi sottometterti agli altri, devi umiliarti, allontanarti dall’egoismo e dalla presunzione e considerare gli altri più importanti di te stesso. È uno spirito umile. È uno spirito altruista. Non c’è presunzione, stai considerando volentieri gli altri migliori di sé, servendo gli altri prima ancora di servire te stesso/a.
Questa è come siamo chiamati a vivere. Quindi, quando pensi a come relazionarti con il tuo partner, con i tuoi figli, con i tuoi genitori, con il tuo capo, con i tuoi collaboratori, tutto si riassume in “Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo”. Per amore di Cristo, per l’onore di Cristo, per il nome di Cristo, per la gloria di Cristo, tutti noi ci sottomettiamo.
Non stiamo parlando di ruoli e funzioni, ma della natura essenziale delle relazioni. Ci sottomettiamo l’uno all’altro.
La moglie, v.22-24, si sottomette al marito. Riconosce la sua autorità nella casa. D’altra parte, il marito si sottomette alla moglie riconoscendo i suoi bisogni e sacrificandosi per assicurarsi che vengano soddisfatti. I figli si sottomettono ai genitori con un comportamento obbediente, ma anche i genitori si sottomettono ai figli non provocandoli all’ira, come si vedrà nel capitolo 6. Lo schiavo, sempre nel capitolo 6, si sottomette al padrone servendolo fedelmente, ma il padrone si sottomette allo schiavo con gentilezza e trattamento equo.
Quindi l’idea del versetto 21 è che siamo tutti più preoccupati per gli altri che per noi stessi. Questa è l’umile sottomissione che definisce cosa significa camminare in modo degno. Questo non cancella l’idea dell’autorità, dell’ordine secondo il disegno di Dio o dei ruoli. Ma mette in luce lo standard spirituale di una persona rigenerata. La sottomissione vicendevole.
Non c’è nulla di vago in questo, nulla di difficile da capire. Non c’è bisogno di conoscere le parole greche per capirlo; è molto chiaro.
Ma per quanto il comando sia semplice, è difficile applicarlo. E’ difficile per chiunque, mariti, mogli, figli, lavoratori dipendenti, essere ciò che dovremmo. Per quale motivo? Perché siamo tutti coinvolti nella caduta e nella ribellione di Genesi 3.
Se sei una donna e senti che tuo marito ti irrita e non te la senti di assecondare sempre ciò che vuole, la spinta a ribellarti viene da Genesi 3.
Se sei un marito che, invece di prenderti cura della tua sposa, amarla teneramente, ti viene voglia di scappare, la tua ribellione viene da Genesi 3.
Se sei un figlio e non vuoi ubbidire ai tuoi genitori, la tua ribellione nasce da Genesi 3.
Se sei un dipendente e non rispetti il tuo posto di lavoro stai vivendo in conformità alla ribellione di Genesi 3. Lo stesso per i datori di lavoro.
La nostra arroganza, il ns. egoismo, il nostro senso innato di prevaricazione, ribellione, ogni tendenza a sovvertire l’ordine e le disposizioni di Dio, vengono tutte da Genesi 3:16-19, quando Adamo ed Eva peccarono, e Dio li maledisse:
Alla donna disse: «Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore partorirai figli; i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te.
Nota cosa sta dicendo qui il Signore: i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te“. Questa stessa affermazione compare anche in Genesi 4:7 nell’esortazione che il Signore rivolse a Caino a non peccare:
Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!
È la stessa frase, perché il problema non è solo della donna, ma vale per l’uomo! Il desiderio di sopraffazione. È il desiderio di dominare. Questo è ciò che il peccato vuole fare, perciò dice il Signore: “chiunque tu sia, dominalo“.
Ecco perché i ns. matrimoni sono così tempestosi! Ecco perché la ns. genitorialità è così difficile! Ecco perché i luoghi di lavoro sono degli inferni! Ecco perché la scuola è così complicata! Ovunque trovi ribellione! L’ostilità è ovunque, nel marito, nella donna, nei figli, nei dipendenti, nei padroni! C’è la donna che innatamente, nella sua caduta, non vuole sottomettersi e c’è l’uomo che, nella sua caduta, vuole dominare malvagiamente e questa è la battaglia dei sessi, come è noto.
Quindi, dove sta la vera forza? Nella sottomissione Nella sottomissione della moglie al marito, c’è il presupposto che in Cristo è possibile fare qualcosa che, altrimenti sarebbe impossibile.
Nell’ubbidienza del figlio/a al genitore c’è la speranza che la tua vita sia grandemente benedetta (cfr 6:3).
Nell’amore del marito alla propria moglie, sta la testimonianza vivente dell’amore sacrificale e generoso di Cristo.
Non c’è altra strada: Se vuoi conquistare tuo marito, tua moglie, tuo figlio, il tuo padrone, considera la forza della sottomissione, del temperamento rispettoso, generoso, paziente. Questa è la chiave. Ovviamente, se questo deve trascinarti a commettere dei peccati devi opporti, ma a parte questo, ricordati che il modo per conquistare, non è essere ribelle, ma essere sottomesso e ubbidiente. E, se nella grazia di Dio quella persona ti chiederà a cosa serve questo tuo comportamento, tu potrai rispondere: “Dimostra che Cristo può cambiare il cuore”. Dimostra che hai un amorevole Padre nei cieli che tieni a glorificare nella tua vita:
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli (Matteo 5:16)
Le categorie di Genesi 3:16 o 4:7, dove cerchi di sopraffare qualcuno, devono essere strenuamente combattute. Ora, tenendo presente questo, dobbiamo farci l’ultima domanda: Come posso vivere tutto questo? Quale deve essere il motivo che mi spinge a rivedere tutto il complesso delle mie relazioni?
v.21 sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo. […] v.22 Mogli, siate sottomesse, come al Signore; […] v.23,25 marito vivi la tua responsabilità, come anche Cristo è capo della chiesa. […] v.25 Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, […] v.29 nutritele e curatele teneramente, come anche Cristo fa per la chiesa, […] 6:1 Figli, ubbidite nel Signore ai vostri genitori, […] v.6:5 Servi, ubbidite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, nella semplicità del vostro cuore, come a Cristo, 6 non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, facendo la volontà di Dio di buon animo, 7 servendo con benevolenza, come se serviste il Signore e non gli uomini; 8 sapendo che ognuno, quando abbia fatto qualche bene, ne riceverà la ricompensa dal Signore, servo o libero che sia.
9 Voi, padroni, agite allo stesso modo verso di loro astenendovi dalle minacce, sapendo che il Signore vostro e loro è nel cielo e che presso di lui non c’è favoritismo.
Qual è la prospettiva di ogni sottomissione? Risposta: “come al Signore”. Cioè trattiamo l’altro/a come se fosse Cristo. Questa è la ns. chiamata. È per questo che ti sottometti: perché Cristo ci ha chiesto di farlo e, in un certo senso, quando lo fai, lo stai onorando, la stai portando davanti agli occhi di tuo marito, di tua moglie, di tuoi figli, del tuo capo, del tuo collaboratore. Ci sottomettiamo a Cristo perché tutto ciò che abbiamo è in Lui, giusto? Tutto ciò che abbiamo è Lui. E tutto ciò che gli altri hanno bisogno é Cristo.
Questo significa vivere una vita alla gloria di Dio. Non è la gloria di Dio per il matrimonio, È il matrimonio che va vissuto per la gloria di Dio. Questa piccola parola significa che c’è una priorità che porta a Dio. Il matrimonio non è il fine ultimo.
Non è la gloria di Dio per il mio lavoro, è il lavoro che va vissuto per la gloria di Dio. Il lavoro non è il fine ultimo.
Non è la gloria di Dio per la risoluzione di problemi con i miei figli. È la mia genitorialità che deve essere vissuta per la gloria di Dio. La priorità porta a Dio.
Tutto esiste per magnificare Dio, la verità, la grazia, l’amore, il valore, la bellezza e la grandezza di Dio. Ecco perché tu esisti e sei qui nelle relazioni che hai: per magnificare Dio.
Quindi ovunque tu sia, qualunque sia la tua relazione, aiuta chi ti sta a fianco (e che magari ti rovina le giornate) a vedere Dio per quello che è. Questa è la tua missione di vita: esistere e morire ogni giorno a te stesso/a per diffondere la bellezza della grazia di Dio in tutte le sfere della tua vita.